mercoledì, giugno 27, 2007

Bibliografia ragionata

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA «LA SAPIENZA»

L’Approccio qualitativo per la comprensione
e interpretazione del reale

Bibliografia ragionata

a cura di

Joana Azevedo, Francesca Colella e Valentina Grassi


Premessa

Questa bibliografia si propone di suggerire alcune linee guida a studenti, ricercatori e chiunque sia interessato all’approccio qualitativo per la ricerca sociale, il lavoro e la memoria.
La bibliografia non intende essere esaustiva, ma vuole fornire spunti di riflessione e di approfondimento su vari aspetti della metodologia qualitativa nelle scienze sociali.

La prima parte della bibliografia è dedicata alle correnti teorico-epistemologiche che hanno favorito la nascita e l’affermazione dei metodi qualitativi, ai testi di base e alla manualistica di riferimento nelle scienze sociali.
La seconda parte presenta alcune delle prevalenti tematiche trattate nell’ambito del paradigma interpretativo, mentre nella terza parte si focalizza l’attenzione sulle tecniche fondamentali di raccolta dei materiali empirici, come l’intervista, le storie di vita, i focus group, ecc.
Inoltre, si propone una sezione dedicata ad alcune ricerche svolte da studiosi, italiani e stranieri.
Una sezione dedicata alla narrativa chiude in lavoro.


I testi che compongono la bibliografia ragionata si collocano nell’ambito delle scienze sociali, in particolare della sociologia. Per facilitare la fruibilità da parte del lettore, si sono privilegiati i testi in lingua italiana; laddove si è ritenuto utile, soprattutto in mancanza di una versione italiana del testo, la bibliografia è stata integrata con riferimenti in lingua inglese, francese e spagnola.


La prima e la quarta parte delle presente bibliografia sono frutto di un intenso e piacevole lavoro di gruppo, mentre per le altre parti si è proceduto come segue:

ϖ Joana Azevedo ha curato le tematiche Identità, Migrazioni, Media e New Media (in collaborazione con Francesca Colella) e Religioni; per quanto riguarda la sezione Metodi e tecniche si è occupata delle Storie di vita e del paragrafo relativo all’Analisi dei materiali empirici. Ha curato infine la sezione Narrativa.
Contatto: fonseca_joana@yahoo.it

ϖ Francesca Colella ha curato le tematiche Tempo e memoria, La storia orale, Il lavoro, e Media e New Media (in collaborazione con Joana Azevedo). Nella sezione Metodi e tecniche ha curato i paragrafi relativi ai Materiali secondari e ai Focus group.
Contatto: francesca.colella77@virgilio.it

ϖ Valentina Grassi si è occupata delle tematiche relative all’Approccio biografico, alla Vita quotidiana, agli Audiovisivi, all’Empatia e all’Immaginario; inoltre ha curato i paragrafi sull’Intervista e sull’Etnografia e osservazione scientifica all’interno della sezione dedicata alle tecniche di rilevazione e analisi dei materiali.
Contatto: valentina.grassi@uniroma1.it


Indice

I Parte
Presupposti teorici
Testi di base e manualistica


II Parte – I temi

1. Tempo e memoria
2. Approccio biografico
3. Storia orale
4. Identità
5. Lavoro
6. Vita quotidiana
7. Migrazioni
8. Media e New Media
9. Empatia
10. Immaginario
11. Religioni


III Parte – Metodi e tecniche

1. L’intervista
2. Le storie di vita
3. I materiali secondari
4. I focus group
5. L’etnografia e l’osservazione scientifica
6. L’analisi dei materiali empirici
7. Gli audiovisivi e la ricerca


IV Parte
Le ricerche


Narrativa


I Parte

presupposti teorici

Adler P. A., Adler P., Fontana A., “Everyday life sociology”, in PLUMMER K., Symbolic interactionism: Vol. 1. Foundations and history, Edward Elgar, Brookfield 1987

Alonso L. E., La mirada cualitativa en sociología: una aproximación interpretativa, Fundamentos, Madrid 1998

Berger P., Luckmann T., La realtà come costruzione sociale, Il Mulino, Bologna 1969

Berger e Luckmann si occupano del problema della nostra conoscenza della realtà, intendendo per realtà tutti i fenomeni che consideriamo indipendenti dalla nostra volontà, e prescindendo dalla questione della validità o meno di questa conoscenza. La sociologia della conoscenza si occupa del modo in cui una realtà viene costruita socialmente e viene data per scontata. Nasce con Max Weber, che ha anche coniato il termine, ed ha il suo predecessore in Dilthey e nella sua riflessione sulla relatività delle conoscenze; ha ricevuto poi impulso da Scheler e Karl Mannheim. A differenza dei predecessori, i due autori non intendono occuparsi del pensiero teorico, e delle questioni epistemologiche connesse, ma di tutto ciò che in una società è conoscenza.

Blumer H., Symbolic Interactionism: perspective and method, Prentice Hall, Englewood Cliff, New York 1969

Costa V., FRANZINI E., SPINICCI P., La fenomenologia, Einaudi, Torino 2002

Coulon A., L’Etnométhodologie, PUF, Parigi 1993

Ferrarotti F., «Sur l’autonomie de la méthode biographique », in DUVIGNAUD J., Sociologie de la connaissance, Payot, Paris 1979

Garfinkel H., Studies in Ethnomethodology, Polity Press, Cambridge 1984

Secondo il fondatore dell’etnometodologia, H. Garfinkel, essa è la “scienza” degli “etnometodi”, ovvero tutte quelle procedure che gli attori sociali mettono in pratica per compiere le loro azioni ordinarie, di vita quotidiana. La ricerca etnometodologica mira quindi a mettere in luce proprio quella metodologia “profana” che gli individui adottano nella vita di ogni giorno, ricca di procedure e regole di condotta potenzialmente “descrivibili” da parte del sociologo.

Giglioli P., Dal Lago A. (a cura di), Etnometodologia, Il Mulino, Bologna 1983

Goffman E., La vita quotidiana come rappresentazione, Il Mulino, Bologna 1988

L'idea di Goffman, frutto sia di una ricerca empirica che di una speculazione teorica, è che i gruppi sociali si dividano in due categorie: i gruppi di "performance" e i gruppi di "audience".
La vita sociale è, appunto, una rappresentazione (si parla infatti di "metafora drammaturgica"), che i gruppi sociali mettono in scena di fronte ad altri gruppi. La vita sociale si divide in spazi di palcoscenico e di retroscena, cioè spazi pubblici in cui gli individui inscenano una precisa rappresentazione e spazi privati, in cui essi non "recitano”. Naturalmente, il comportamento nel retroscena contraddice il comportamento pubblico: una persona insicura, ad esempio, può assumere in pubblico un atteggiamento spavaldo, e mostrarsi invece vulnerabile soltanto nel suo retroscena (ad esempio in famiglia). Secondo Goffman, quindi, la vita sociale si fonda sulla demarcazione dei confini tra palcoscenico e retroscena: infatti il gruppo di audience non deve accedere alle situazioni di retroscena che contraddicono il comportamento pubblico.

ID., Frame analysis: An essay on the organization of experience, Harvard University Press, 1974

ID., Le forme del parlare, Il Mulino, Bologna 1987

Husserl E., Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica I, Einaudi, Torino 1976

Lyotard J. F., La Phénoménologie, PUF, Parigi 1964

Maffesoli M., La conoscenza ordinaria, Cappelli, Bologna 1986

Mead G. H., Mente, sé e società, Giunti Barbera, Firenze 1966

Schutz A., Saggi sociologici, UTET, Torino 1979

Questa raccolta di saggi, con la ricca introduzione di Alberto Izzo, costituisce un’opera fondamentale per avvicinarsi al padre della fenomenologia nelle scienze sociali, l’allievo di Husserl Alfred Schutz. Secondo Schutz, le scienze sociali differiscono da quelle naturali perché hanno a che fare con una conoscenza già elaborata e interpretata dagli uomini nelle interazioni della loro vita quotidiana, ovvero dei costrutti di secondo grado. Per studiare questi costrutti è quindi necessario volgere la propria attenzione alla conoscenza del senso comune, che è intersoggettivo e fornisce agli individui una serie di significati e conoscenze che lo orientano nella vita di tutti i giorni. Il mondo in cui viviamo è un mondo culturale nel senso che è costituito da una serie di significati sorti dall’attività dell’uomo. Nelle interazioni della vita quotidiana diamo per scontato che noi e i nostri simili facciamo esperienza allo stesso modo degli oggetti che ci circondano, ovvero operiamo delle tipizzazioni, che ci permettono anche di interagire l’uno con l’altro in un sistema di attese nei confronti del comportamento dell’altro.

Turner R., Ethnomethodology, Penguin Books, Harmondsworth 1974

WEBER M., Il metodo delle scienze storico-sociali, Einaudi, Torino 1958

ID., Saggi sul metodo delle scienze storico-sociali, Edizioni di Comunità, Torino 2001

WRIGHT MILLS C., L’immaginazione sociologica, Il Mulino, Bologna 1970


testi di base e manualistica


ANDERSON E., A place on the corner, University of Chicago Press, Chicago 1978

BECKER H., Through values to social interpretation: Essays on social contexts, actions, types, and prospects, Greenwood, New York, 1962

Bailey K. D., Metodi della ricerca sociale, Il Mulino, Bologna 1995

Bauer M.W., Gaskell G., Qualitative researching with text, image and sound. A practical Handbook, Sage, Londra 2000

Bertaux D., Thompson P. (a cura di), Pathways to Social Class. A Qualitative Approach to Social Mobility, Claredon Press, Oxford 1997

Bogdan R., Taylor S., Introduction to Qualitative Research Methods: a Phenomenological Approach to the Social Sciences, John Wiley&Sons, New York 1975

Boudon R., Metodologia della ricerca sociologica, Il Mulino, Bologna 1970

Burguess R.G., Studies in qualitative research, JAI Press, Greeenwich 1988

CAMPELLI E., Il metodo e il suo contrario: sul recupero della problematica del metodo in sociologia, Franco Angeli, Milano 1995

Cardano M., Tecniche di ricerca qualitativa: percorsi di ricerca nelle scienze sociali, Carocci, Roma 2003

Cipolla C., Il ciclo metodologico della ricerca sociale, FrancoAngeli, Milano 1988

Cipolla C., De Lillo A. (a cura di), Il sociologo e le sirene. La sfida dei metodi qualitativi, FrancoAngeli, Milano 1996

Corbetta P., La ricerca sociale: metodologia e tecniche. III. Le tecniche qualitative, Il Mulino, Bologna 2003

Corbin J., Strauss A., Basics of Qualitative Research: Grounded Theory procedures and techniques, Sage, Londra 1990

Corradi C., Lo sguardo e la conoscenza. La metodologia sociologica come visione e immaginazione, FrancoAngeli, Milano 1993

Crabtree B. F., Miller L., Doing Qualitative Research, Sage, Londra 1992

Delauriers J. P., Les Méthodes de la recherche qualitative, Presses de l’Université du Québec 1987

Denzin N. K., Lincoln Y., Handbook of qualitative research, Sage, Thousand Oaks (CA) 1994

DIGGINS J. P., The bard of savagery: Thorstein Veblen and modern social theory, Seabury, New York 1978

Ferrarotti F., La sociologia alla riscoperta della qualità, Laterza, Roma-Bari 1989

Partendo da un’analisi critica della filosofia della scienza, in particolare del positivismo comtiano, Ferrarotti giunge a mettere in luce il carattere propriamente sociale della conoscenza scientifica e, quindi, la storicità della scienza. L’importanza della dimensione storica è così sottolineata anche a proposito dei fenomeni sociali: i fatti, secondo l’autore, non parlano mai da soli, ma acquistano significato alla luce di una formulazione del problema orientata teoricamente. Ebbene, “la storia è necessaria alla scienza per garantire ad essa la coscienza del problema”. L’assenza della dimensione storica è legata all’assolutizzazione del metodo astratto e rischia di impoverire, attraverso l’impero di un’impostazione rigorosamente quantitativa nelle scienze sociali, la complessità dei fenomeni sociali storicamente situati.

Filstead W. J., Qualitative methodology, Markham, Chicago 1970

Flick U., An introduction to qualitative research, Sage, Londra 1998

Frudà L., Metodologie valutative e sociologia applicata, Euroma, Roma 2002

ID., Concetti e strumenti per l’analisi sociologica e la pianificazione sociale, Euroma, Roma 1994

Geertz C., Interpretazioni di culture, Il Mulino, Bologna 1987

Glaser B.G., Strauss A.L., The Discovery of Grounded Theory: Strategies for Qualitative Research, Aladine, Chicago 1967

Comunemente considerato come il primo contributo che si occupa specificamente della metodologia qualitativa, il testo di Glaser e Strauss presenta la natura induttiva del percorso di ricerca, orientato a generare ipotesi piuttosto che a verificarle: si tratta quindi di teoria emergente, che viene alla luce durante il lavoro sul campo piuttosto che imporsi a priori.

Guba E.G., Lincoln Y.S., Naturalistic Inquiry, Sage, Beverly Hills (CA) 1985

Kirk J., Miller M.L., Reliability and Validity in Qualitative Research, Sage, Beverly Hills (CA) 1986

Lessard-Hebert M., Goyette G., Boutin G., Recherche qualitative: fondements et pratiques, Éd. Agence d’Arc inc., Montréal 1990

Lofland J., Lofland L.H., Analyzing Social Settings: A Guide to Qualitative Observation and Analysis, Wadworth, Belmont (CA) 1984

Macioti M. I. (a cura di), La ricerca qualitativa nelle scienze sociali, Monduzzi, Bologna 1997

Un libro a più voci che rende conto di aspetti teorici, risvolti metodologici e applicazioni pratiche dell’approccio qualitativo. L’introduzione traccia il quadro del discorso sull’approccio biografico, presentando alcuni concetti interessanti quale quello di patto autobiografico di Lejeune. Continua presentando i diversi generi narrativi legati a questo approccio, dall’autobiografia al diario, dalle memorie alle storie di vita. E proprio alle storie di vita è dedicato il primo saggio, di Franco Ferrarotti. Il testo continua poi con saggi sulla scuola di Chicago (Rita Caccamo) e sull’analisi attanziale (Graziella Pagliano). Tre campi di applicazione dell’approccio qualitativo vengono presentati nei contributi che seguono: l’immagine dell’esercito nei soldati italiani in Somalia, il rapporto tra approccio qualitativo e sociologia dell’educazione, una strategia per la ricerca empirica sulle organizzazioni politiche. Completano il quadro due saggi sulla comunicazione: il primo presenta l’utilità per la ricerca sociale dei mezzi audiovisivi (Emmanuela Del Re), l’altro l’applicazione dei metodi qualitativi negli studi di comunicazione. Ancora, una bibliografia ragionata chiude un testo sicuramente molto utile per un ricercatore che voglia avvicinarsi alla metodologia qualitativa.

Madge J., Lo sviluppo dei metodi di ricerca empirica in sociologia, Il Mulino, Bologna 1966

Marshall C. e Rossman B., Designing Qualitative Research, Sage, Newbury Park (CA) 1989

Marradi A., Raccontare storie, Carocci, Roma 2005

Melucci A. (a cura di), Verso la sociologia riflessiva. Ricerca qualitativa e cultura, Il Mulino, Bologna 1999

Moscovici S. e Buschini F. (a cura di), Les méthodes des sciences humaines, PUF, Parigi 2003

Se si ha una buona conoscenza della lingua francese, si può consultare questo testo per farsi un’idea sulla vastità del panorama metodologico delle scienze umane, tanto a livello quantitativo quanto a livello qualitativo. Una prima parte, dedicata alle grandi pratiche metodologiche, presenta alcuni modi di far ricerca ormai consolidati: dagli studi di comunità alle inchieste e ai sondaggi. Una seconda utilissima parte tratta singolarmente le diverse tecniche specifiche, tanto di raccolta (intervista, questionario, focus group) quanto di analisi dei dati (analisi del contenuto, semiologia discorsiva, analisi tipologica, la costruzione di scale). La terza e ultima parte presenta alcuni approcci tematici, dando maggior spazio all’analisi delle rappresentazioni sociali, tema di ricerca notoriamente caro a Moscovici.

Moustakas C., Phenomenological Research Methods, Sage, Thousands Oaks (CA) 1994

Mucchielli A. (a cura di), Dictionnaire des méthodes qualitatives en sciences humaines et sociales, Armand Colin, Parigi 1996

Questo dizionario fornisce un panorama quanto mai ampio dei diversi metodi qualitativi di raccolta e di analisi dei materiali empirici. Ogni voce è corredata da una definizione, cui spesso seguono approfondimenti storici ed esempi, da una bibliografia di base (quasi esclusivamente, però, in lingua francese) e dall’elenco delle voci correlate.

ID., Les Méthodes qualitatives, PUF, Parigi 1994

NISBET R. A., Sociology as an art form, Oxford University Press, New York 1977

Patton M. Q., Qualitative Evaluation and Research Methods, Sage, Newbury Park 1990

Ricolfi L. (a cura di), La ricerca qualitativa, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1997

SCHATZMAN L., STRAUSS A. L., Field research: Strategies for a natural sociology, Englewood Cliff, Prentice Hall 1973

Schwartz H., Jacobs J., Sociologia qualitativa. Un metodo nella follia, Il Mulino, Bologna 1987

Silverman D. (a cura di), Qualitative research: theory, method and practice, Sage, Londra 1997

Silverman D., Come fare ricerca qualitativa. Una guida pratica, Carocci, Roma 2002

In un manuale di facile consultazione, David Silverman spiega cos’è la ricerca qualitativa, presentando alcune esperienze di ricerca, raccontate anche in prima persona, e che si riferiscono ai diversi metodi di raccolta dei dati. L’autore dedica anche un capitolo alla questione dell’originalità del lavoro e su quanto questa sia solo uno dei risvolti di un lavoro che richiede “fatica e sudore”. Segue un percorso attraverso le varie fasi del lavoro di ricerca, dalla scelta dell’argomento alla scelta del metodo e del caso, fino alla scrittura del progetto di ricerca. La terza parte è dedicata all’analisi dei dati (con un paragrafo sulle questioni della validità e dell’attendibilità). Ancora, si descrivono diverse situazioni durante la ricerca sul campo e le tecniche per presentare la propria ricerca ai fini della valutazione. Infine, vengono descritte le varie tecniche di scrittura dei capitoli della tesi (degne di nota sono le indicazioni per la scrittura del capitolo sullo stato dell’arte), confermando l’utilità strettamente pratica di questo testo. I capitoli sono densi di figure e tabelle esemplificative, bibliografie in lingua italiana ed esercizi relativi agli argomenti trattati. Il testo soffre a volte di un’eccessiva semplificazione che rende poco chiara, ad esempio, la demarcazione tra approccio quantitativo e qualitativo e le conseguenza che questa ha sul disegno di ricerca.

Strauss A., Qualitative Analysis for Social Scientist, Cambridge University Press, 1987

Thomas W. I., Znaniecki F., Il contadino polacco in Europa e in America, Ed. di Comunità, Milano 1968

Van Maanen J., Qualitative methodology, Sage, Londra 1983

Walker R., Applied Qualitative Research, Gower, Aldershot 1985


II parte

i temi

1. Tempo e memoria

Assmann A., Ricordare. Forme e mutamenti della memoria culturale, Il Mulino, Bologna 2002

Bergson H., Opere. 1889-1896, (a cura di P. A. Rovatti), Mondatori, Milano 1986

Candau J., La memoria e l’identità, Ipermedium, Napoli 2002

Attraverso un’ampia rivisitazione della letteratura scientifica riguardante i temi dell’identità e della memoria, Joël Candau ha ritenuto utile rivisitare il rapporto che lega i due termini. La tesi che ne scaturisce è di grande rilevanza per gli studi sociologici e antropologici: in un’epoca in cui abbondano gli esempi di contrazione memoriale e identitaria, in un contesto di esaurimento delle grandi memorie organizzatrici del legame sociale, il ricorso alle retoriche olistiche – memoria collettiva, identità collettiva, ecc. – finora utilizzate per definire e descrivere i rapporti tra memoria e identità, diventa sempre meno pertinente. A quale realtà, individuale o di gruppo, possono essere rinviati i concetti di memoria e di identità? Come affrontare il problema della creazione e delle variazioni della memoria e dell’identità dell’individuo? Quali sono le modalità del passaggio dalle forme individuali alle forme collettive dei due fenomeni? Queste sono le domande che si pone l’autore nel saggio.

Cavalli A. (a cura di), Il tempo dei giovani, Il Mulino, Bologna 1985

Cavallaro R., Orizzonti della memoria, orizzonti del gruppo, Ediz. CieRre, Roma 2004

In questo agile saggio è possibile trovare l’intreccio di concetti sociologici fondamentali con alcune tipologie di indagine qualitativa. Il nucleo della struttura è costituita da possibili modalità di analisi dei materiali empirici e interpretazione di questi ultimi. La biografia viene assunta come simbolo di una soggettività relazionale che rappresenta un microsistema che unisce il soggetto parlante ai gruppi sociali. Inoltre è centrale il concetto di comunità, alla quale è dedicata un’attenta analisi teorica.

Cavicchia Scalamonti A., La memoria consumata. Una ricerca sociologica, Ipermedium, Napoli 1996

Oggi la memoria è quanto mai problematica. Ricordare è d’obbligo. che cosa però non siamo più in grado di dirlo. Ogni percezione sembra resti fissata su criteri riconoscitivi propri e manca, o comincia a mancare, la trasmissione. Il problema principale è costituito chiaramente dai giovani e il tema è: cosa ricordano e perché? Si tratta di un problema generale. diffuso in tutta la modernità, a cui neanche Napoli e i napoletani non si sottraggono. Essi si sentono napoletani, così come si sentivano napoletani i loro padri e i loro nonni, eppure le giovani generazioni non sembrano riconoscere nel loro passato quei segni del passato, quei simboli della tradizione che dovrebbero fornire loro quel senso di appartenenza alla cosiddetta napoletanità. La tesi del libro è che i giovani stiano perdendo il senso della memoria collettiva e, con essa, i tratti fondamentali del senso della propria identità.

Esposito E., La memoria sociale. Mezzi per comunicare e modi di dimenticare, Laterza, Roma-Bari 2001

Ferrarotti F., Il ricordo e la temporalità, Laterza, Roma-Bari 1987


Id., La tentazione dell'oblio. Razzismo, antisemitismo e neonazismo, Laterza, Bari 1993

Halbwachs M., La memoria collettiva, Edizioni Unicopli Milano, Milano 1987

Id., I quadri sociali della memoria, Ipermedium, Napoli 1997

I quadri sociali della memoria, certamente il lavoro più significativo di Maurice Halbwachs, può oramai essere considerato un vero e proprio classico delle scienze sociali. In questo lavoro l'autore propone alcuni concetti che diventeranno poi fondamentali per la sociologia della memoria contemporanea. Due sono i punti fondamentali del lavoro di Halbwachs: il primo è che la memoria è socialmente condizionata. Senza una memoria collettiva nessuna memoria individuale si potrebbe costituire, nonché conservare. il che vuol dire che i ricordi individuali non possono avere una propria consistenza, né possono essere richiamati alla coscienza se non vengono inquadrati nella memoria di un gruppo sociale. Non è possibile ricordare se non facendo riferimento ai quadri della memoria collettiva.

Jedlowski P., Rampazi M. (a cura di), Il senso del passato. Per una sociologia della memoria, FrancoAngeli, Milano 1991

Kattan E., Il dovere della memoria, Ipermedium, Napoli 2004

Ciò che Emmanuel Kattan esplora in questo suo primo libro è la possibilità di una memoria placata dei grandi massacri che hanno caratterizzato il secolo scorso. Una memoria che sia in «equilibrio tra la “rimemorazione” ossessiva di un passato doloroso e gli effetti perversi della negazione della memoria». Per poter continuare a vivere le collettività, come gli individui, hanno molto spesso bisogno di dimenticare più che di ricordare il loro passato. Il ricordo, infatti, specie nel caso di eventi dolorosi, suscita molte volte odio e desiderio di vendetta e su di esso andrebbe steso il velo pietoso dell’oblio. L’opera dell’oblio però, come nel sempre attuale esempio della Shoah, è un offesa ai morti e una seria minaccia alla nostra identità collettiva.

Le Goff J., Storia e memoria, Einaudi, Torino 1982

Montesperelli P., Sociologia della memoria, Laterza, Roma 2003

L’autore propone un viaggio lungo i tortuosi sentieri della memoria, fra le antiche “mnemotecniche” e le attuali risorse ermeneutiche. Come la memoria si fa identità individuale e storia collettiva, fascino e minaccia, legittimazione e conflitto. Il percorso è sostenuto dalle diverse sfaccettature che il concetto di memoria può assumere: memoria come oggetto, memoria come limite e memoria come risorsa.

Jedlowski P., Rampazi M., (a cura di), Il senso del passato. Per una sociologia della memoria, FrancoAngeli, Milano 1991

Jedlowski P., Memoria, esperienza e modernità, FrancoAngeli, Milano 1989

«Lo spartiacque tra memoria ed oblio viene situato lungo il crinale spesso faticoso della significanza: il passato vale se mantiene un significato, una promessa di scoperta per il presente e per il futuro». Secondo l’autore, occorre imparare a valorizzare il sapere della memoria. Nel saggio viene evidenziata la gran differenza che corre tra tecniche di memorizzazione e pratica della memoria. Per poter lavorare sulla memoria e con la memoria occorre una situazione comunicativa adeguata, che garantisca uno scambio effettivo, uno scambio sociale. Solo se siamo in una situazione di scambio possiamo raccontare, offrendo agli altri una rappresentazione di noi e verificarla attraverso le domande e le reazioni degli altri. Più volte si fa cenno al racconto di storie che quotidianamente si svolgono sotto i nostri occhi e che, se trovano il modo di essere trasmesse, possono diventare un materiale estremamente ricco ed interessante.

Oliverio A., Ricordi individuali, memorie collettive, Piccola Biblioteca Einaudi, Torino 1994

Ricoeur P., Ricordare, dimenticare, perdonare, Il Mulino, Bologna 2004

L’autore medita sul tema della memoire. Il passato indica in forma negativa qualcosa che non c’è più, qualcosa che è andato, e sempre andrà, irrimediabilmente perduto, a causa della potenza distruttrice del tempo. Il passato però mostra anche, in forma questa volta positiva, «l’energia dell’essere, della cosa assente, la sua permanenza umbratile, non garantita dalla memoria, ma suscettibile di essere evocata attraverso un ricordo che ritorna». Ricoeur spiega quanto sia illusorio credere che i nostri ricordi restino immutati nel tempo. Come evitare di immobilizzare e falsificare il ricordo? Esiste una vera e salda fedeltà al passato? Se la storia e la memoria sono destinate a «oscillare tra fiducia e sospetto» allora è bene secondo l’autore rivendicare una dimensione etica della memoria. La possibilità di una «memoria giusta» può esistere dal rapporto tra passato, presente e futuro, in cui trovi spazio il perdono.

Id., Tempo e racconto, Jaca Book, Milano 1986-1988

Il tempo è il tema filosofico che regola l’intero saggio. La problematica della funzione narrativa del racconto come luogo in cui il tempo diviene tempo umano è invece affrontata in due sezioni distinte: la prima è incentrata sulla configurazione, cioè sulle operazioni narrative operanti all'interno del linguaggio (linguaggio ordinario, storia, finzione) nella forma della costruzione dell'intreccio dell'azione e dei personaggi. L'altra sezione è imperniata sulla “rifigurazione”, ovvero sulla trasformazione dell'esperienza viva del tempo mediante il racconto. L'idea direttrice generale, secondo Ricoeur, è che nel racconto il tempo viene organizzato, parimenti, solo l'esperienza temporale permette al racconto di divenire significativo: il racconto porta a compimento la sua corsa soltanto nell'esperienza del lettore, del quale esso “rifìgura” l'esperienza temporale. Secondo questa ipotesi, il tempo è in qualche modo il referente del racconto, mentre la funzione del racconto è di articolare il tempo in modo da conferire ad esso la forma di un'esperienza umana.

Todorov T., Gli abusi della memoria, Ipermedium, Napoli 1996

Il saggio di Tzvetan Todorov è probabilmente uno dei migliori tentativi di interpretazione della delicata questione della memoria e dell’oblio nelle società occidentali di fine millennio. È tempo di bilanci e una ragione c’è: sono bilanci secolari e millenari. Di fronte a due chiusure, quella del millennio e quella del secolo, l’organizzazione della memoria vuol dire la conferma o la riconferma delle identità individuali e collettive.



2. Approccio biografico

Bondì C., La balena di Rossellini: autobiografia tra memoria e speranza, Guerini, Milano 2005

Cipolla C., Oltre il soggetto per il soggetto. Due saggi sul metodo fenomenologico e sull’approccio biografico, FrancoAngeli, Milano 1990

Chamberlayne P., Bornat J., Wengraf T. (a cura di), The Turn to Biographical Methods in Social Sciences, Comparative Issues and Examples, Routledge, New York/Londra 2000

Corradi C., Il metodo biografico come metodo ermeneutico. Una rilettura de “Il contadino polacco”, FrancoAngeli, Milano 1988

Denzin N. K., Interpretative Biography, Sage, Newbury Park (CA) 1989

Ferrarotti F., Storia e storie di vita, Laterza, Roma-Bari 1981

Id., La storia e il quotidiano, Laterza, Roma-Bari 1986

La storia come storia di vertice, propria della concezione vetero-storicistica, deve lasciare il posto alla storia dal basso, che si pone l’obiettivo di cogliere il punto di vista subalterno, nelle sue potenzialità conoscitive. In questo senso, emerge l’importanza delle storie di vita, come metodo per dar voce agli inascoltati, e per comprendere dalle loro parole (di qui l’importanza dell’ascolto) l’esperienza che emerge dalla memoria. L’importanza della contestualizzazione di una storia di vita è uno dei moniti principali che si ricava dalla lettura del testo di Ferrarotti. Una storia di vita, infatti, ci permette di comprendere i diversi aspetti fenomenici della società attraverso gli attori sociali che li vivono, collocando il vissuto individuale in quella dimensione temporale che gli conferisce spessore storico.


Jedlowski P., Storie comuni. La narrazione nella vita quotidiana, Edizioni Bruno Mondatori, Milano 2000

La nostra vita è un intreccio di storie: dalla conversazione al bar ai pasti in comune, dal lettino dello psicoanalista alla confessione religiosa, dalle interviste ai talk-show. Storie raccontate su se stessi e su gli altri. Le relazioni della quotidianità si giocano sulla capacità o meno di raccontare. E questa capacità non è affatto scomparsa, in tutte le fasce generazionali o gli strati sociali. Il raccontare è quindi una vera e propria attività. Un saggio sociologico, scritto in un linguaggio accessibile e rivolto, sia agli studiosi della comunicazione sia "a chi ama le storie e a chi con le storie lavora".

Legrand M., L'approche biographique, Hommes et Perspectives, Marseille 1993

maciOti M. I. (a cura di), Biografia, storia e società. L’uso delle storie di vita nelle scienze sociali, Liguori, Napoli 1985

Il testo ripropone, almeno in parte, gli interventi dei relatori al convegno “Biografia, storia e società. L’uso delle storie di vita nelle scienze sociali”, che ha avuto luogo il 3-4-5 novembre 1981, presso la facoltà di Magistero dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Il convengo, con un’impostazione interdisciplinare e internazionale, ha permesso un confronto fruttuoso tra sociologi, storici, antropologi e psicologi. Dopo un’introduzione che affronta l’uso delle storie di vita in alcune ricerche italiane degli anni ’50, la prima parte del testo è dedicata ad alcune questioni di metodo, trattando l’intreccio tra ricerca storica, biografica e analisi sociologica; le dimensioni del “testo”, del “tempo” e dello “spazio”; l’intreccio tra testo e genere del metodo biografico; l’analisi delle storie di vita come analisi polidisciplinare; il dibattito sulla storiografia in Italia. La seconda parte apre la prospettiva dell’approccio biografico ad altre discipline: la psicanalisi, l’etnopsicanalisi e la letteratura. La terza e ultima parte presenta alcune ricerche che hanno fatto uso dell’approccio biografico, tra cui degna di nota è quella volta a ricostruire, grazie alle interviste agli anziani, la storia urbana della ex borgata di “Donna Olimpia” a Roma, insieme ai “suoi intrecci col vissuto personale”.

Id., (a cura di), Oralità e vissuto. L’uso delle storie di vita nelle scienze sociali, Liguori, Napoli 1986

Olagnero M., Saraceno C., Che vita è. L’uso dei materiali biografici nell’analisi sociologica, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1993

OLAGNERO M., Vite nel tempo. La ricerca biografica in sociologia, Carocci, Roma 2004

L’autrice ripercorre, nella prima parte del testo, i rapporti che la biografia ha intessuto con alcune delle scienze umane e sociali che a questa si sono interessate, nonché alcuni dei nodi centrali del dibattito all’interno della ricerca biografica, fra cui la questione cruciale del tempo. Introduce inoltre il tema della narrazione e il rapporto del discorso narrativo con la biografia. La seconda parte del testo presenta il modello del corso di vita (ormai definibile come “paradigma”), che l’autrice frequenta ormai da tempo e che dà la possibilità di osservare le diverse storie vissute dai soggetti all’interno di uno stesso percorso biografico, riconfiguando il significato anche dei singoli eventi di vita. All’interno del corso di vita si evidenziano le transizioni, ovvero i passaggi da uno stato all’altro, le traiettorie che si intraprendono e le interdipendenze tra le diverse “carriere” di un individuo, di altri o anche di istituzioni e organizzazioni.
Il testo è fruttuosamente ricco di riferimenti teorici ed empirici a proposito del paradigma del corso di vita, soffrendo tuttavia di una certa mancanza di continuità rispetto alle origini del dibattito italiano sull’approccio biografico.

Peneff J., La méthode biographique, Colin, Parigi 1990



3. Storia orale

Bermani C., Introduzione alla storia orale. Storia, conservazione delle fonti e problemi di metodo, vol.I , Odradek, Roma 1999

Contini G., Martini A., Verba manent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1988

Joutard P., Voci del passato, SEI, Roma 1987

Lanzardo L. (a cura), Storia orale e storie di vita, FrancoAngeli, Milano 1989

Martini A., L'uso delle fonti orali negli studi antropologici e nella storiografia contemporanea, Il Mulino, Bologna 1978

Pagliano G., Il mondo narrato, Liguori, Napoli 1985

Passerini L. (a cura di), Storia orale. Vita quotidiana e cultura materiale delle classi subalterne, Rosenberg e Sellier, Torino 1978

Id., Storia e soggettività. Le fonti orali, la memoria, La Nuova Italia, Firenze 1988

Le fonti orali mantengono una loro specificità e si riconfermano assai utili a mettere in luce gli scarti della memoria individuale rispetto a stereotipi e paradigmi consolidati dall'uso pubblico delle memoria - così invasivi nelle testimonianze autobiografiche della Resistenza, della guerra, della prigionia - e a gettare spiragli di luce su zone d'ombra e di rimozione.

Piccioni L., Storia, memoria e immaginario dei tipografi romani (1926-1944), in AA.VV., Operai tipografi a Roma (1870-1970), FrancoAngeli, Milano 1984

PORTELLI A., Il testo e la voce. Oralità, letteratura e democrazia in America, Manifestolibri, Roma 1992

Thompson P., The voice of the past, Oxford University Press, Londra 1978

Vansina J., La tradizione orale. Saggio di metodologia storica, Officina Edizioni, Roma 1976



4. Identità

Appiah K. A., Gates H. L. Jr. (a cura di), Identities, The University of Chicago Press, Chicago 1995

Bendle M. F., «The crises of “identity” in high modernity», in British Journal of Sociology, Vol.53, n.1, 2002, pp.1-18

Breidenbach J., Zukrigl I., Danza delle culture. Identità culturale in un mondo globalizzato, Bollati Boringhieri, Torino 2000

Calhoun C. (a cura di), Social theory and the politics of identity, Blackwell, Oxford 1994

Castells M., Il potere delle identità, Università Bocconi Editore, Milano 2003

Il potere delle identità è uno di tre volumi dell’opera “L’età dell’informazione: economia, società, cultura”. Castells, ritenuto uno dei sociologi più influenti del nostro tempo, è anche uno dei massimi esperti mondiali della cosiddetta società in rete. Questa trilogia è il risultato di 20 anni di studio sull’economia globale e l’emergere della società dell’informazione: i dati raccolti e l’analisi realizzata hanno dato origine a quella che viene considerata una delle più importanti opere di sociologia e geopolitica degli ultimi anni. Questo secondo volume analizza l’importanza dell’identità culturale, religiosa e nazionale come fonte di significato nella società in rete e le sue implicazioni sui movimenti sociali.

Ehrenberg A., La fatica di essere se stessi, Einaudi, Torino 1999

Giddens A., Identità e società moderna, Ipermedium libri, Napoli 1999

Remotti F., Contro l’identità, Laterza, Roma-Bari 1996

Ricouer P., Sé come un altro, Jaca Book, Milano 1993
Rivera A., Gallissot R., Kilani M., L’Imbroglio etnico in quattordici parole-chiave, Edizioni Dedalo, Bari 1997

Rokkan S., Urwin D. W. (a cura di), The politics of territorial identity, Sage, Londra 1982

Sennett R., Usi del disordine. Identità personale e vita nella metropoli, Costa & Nolan, Milano 1999



5. Lavoro

Accornero A., Era il secolo del lavoro, Il Mulino, Bologna 2000

Battistelli F., Burocrazia e mutamento, FrancoAngeli, Milano 1998

Id., (a cura di), La cultura delle amministrazioni, FrancoAngeli, Milano 2001

Beck U., Il lavoro nell’epoca della fine del lavoro, Einaudi, Torino 2000

Bell D., The coming of post-industrial Society, Basic Book, New York 1973

Bonazzi G., Dentro e fuori la fabbrica, FrancoAngeli, Milano 1982

Id., Il tubo di cristallo, Il Mulino, Bologna 1993

Id., Dire fare pensare. Decisioni e creazione di senso nelle organizzazioni, FrancoAngeli, Milano 1999

Id., Storia del pensiero organizzativo, FrancoAngeli, Milano 2000

Id., Come studiare le organizzazioni, Il Mulino, Bologna 2002

La novità di questo testo è costituita dalla sua struttura. Infatti, al suo interno non troviamo la storia e l’evoluzione cronologica del pensiero organizzativo ma cinque aree tematiche (o filoni di pensiero), messe a fuoco dall’autore, che nel loro insieme ben dipingono il quadro di insieme. Ai cinque filoni corrispondono altrettanti capitoli: I. La burocrazia come organizzazione razionale; II. Le organizzazioni come sistemi cooperativi: il ruolo dei soggetti; III. L’approccio istituzionalista: mutamento sociale, potere, ambiente; IV. Economia dei costi di transazione e popolazioni organizzative; V. Gli approcci «morbidi»: cultura, conferimento di senso e processi di strutturazione. Infine nel VI capitolo l’autore delinea i possibili indirizzi di ricerca che vanno dalle pressioni isomorfiche su comunità e imprese sino agli ambivalenti effetti provocati dal processo di globalizzazione. L’obiettivo dell’autore è quello di informare sulle correnti di pensiero comparse negli studi organizzativi e al tempo stesso vuole stimolare confronti, suggerire interpretazioni, scorgere connessioni con altre discipline, aiutare a ragionare a tutto campo. Le idee esposte nei vari capitoli vanno utilizzate come strumenti utili vivi e veri da usare nella ricerca.

Bonomi A., Il capitalismo molecolare, Einaudi, Torino1996

Butera F., L’orologio e l’organismo, FrancoAngeli, Milano 1984

Id., Il Castello e la rete, FrancoAngeli, Milano 1991

Cocco G. C., Creatività, ricerca e innovazione. Individui e imprese di fronte alle sfide della società postindustriale, FrancoAngeli, Milano 1992

Czarniawska B., Narrare le organizzazioni, Edizioni di Comunità, Milano 2000

De Masi D., Fevola G., I lavoratori nell’industria italiana, FrancoAngeli, Milano 1974

De Masi D. (a cura di), L’avvento post-industriale, FrancoAngeli, Milano 1990

Gagliardi P. (a cura di), Le imprese come cultura. Nuove prospettive di analisi organizzativa, Petrini Editore, Torino 1991

Gorz A., La Metamorfosi del lavoro, Bollati Boringhieri, Torino 1992

Gramsci A., Americanismo e fordismo, Einaudi, Torino 1978

Inglehart R., La rivoluzione silenziosa, Rizzoli, Milano 1983

Kohn A., La fine della competizione, Baldini&Castoldi, Milano 1999

E’ un saggio che in poco più di dieci anni è diventato il punto di riferimento per tutti coloro che sono convinti che la corsa alla competizione provochi dei guasti irreparabili alla società odierna. Il testo nasce da una serie di riflessioni e da un approfondito studio che dimostra come «la lotta a sfidarsi gli uni contro gli altri, sul lavoro come a casa, a scuola come nel gioco, finisce col creare solo dei perdenti, degli inadatti». Kohn spiega che la competizione non è una dote congenita che accompagna l’umanità fin dalla nascita e che essa ci costringe a non dare il meglio di noi stessi. Per dimostrare tutto ciò, Kohn porta spesso come esempio la società americana, in cui il criterio competitivo è prioritario e dove la scuola e il lavoro sono entrati in crisi, poiché prevalgono valori di lotta e di gara e non gli effettivi risultati. Alla fine del saggio è possibile consultare un piccolo resoconto di come gli studenti possano studiare meglio collaborando, invece di sforzarsi a diventare i primi della classe.

La Rosa M. (a cura di), Stress e lavoro. Temi, problemi, il contributo della sociologia ed i rapporti interdisciplinari, Milano 1992

Id., Qualità della vita e qualità del lavoro, FrancoAngeli, Milano 1996

Id., (a cura di), Problemi del lavoro e strategie di ricerca empirica. Un percorso attraverso alcune ricerche classiche, FrancoAngeli, Milano 1999

Likert R., Il fattore umano nella organizzazione, Isedi, Milano 1971

Majer V., Marcato A. e D’Amato A. (a cura di), La dimensione sociale del clima organizzativo, FrancoAngeli, Milano 2002
Mariotti S. (a cura di), Verso una nuova organizzazione della produzione. Le frontiere del post-fordismo, Etaslibri, Milano 1994

Mayo E., La civiltà industriale, UTET, Torino 1969

McGregor D. M., L’aspetto umano dell’impresa, FrancoAngeli, Milano 1972

Id., Leadership and Motivation, M.I.T., Cambridge, Mass 1966

Morgan G., Images. Le metafore dell’organizzazione, FrancoAngeli, Milano 1986

Secondo Morgan, gli esseri umani trasformano le proprie esperienze in metafore, le quali a loro volta diventano “briglie mentali” che impediscono di pensare liberamente a forme nuove. Se, per esempio, si ha in mente una piramide come metafora dell'organizzazione, questa metafora condizionerà al punto tale il lavoro che ogni volta che si cercherà di organizzare un gruppo o una società, questa verrà strutturata in forma piramidale. Se, invece, si ha in mente una rete come metafora dell'organizzazione, si tenderà a strutturare i gruppi e le relazioni in forma reticolare. Di conseguenza, per modificare sia le organizzazioni che il comportamento organizzativo occorre modificare anche le metafore di riferimento; se non si passa da metafore più arretrate a metafore più avanzate, si resta inchiodati a vecchi sistemi di organizzazione.

Naville P. e Friedmann G., Trattato di sociologia del lavoro, vol. I, Edizioni Comunità, Milano 1963

Negt O., Tempo e lavoro, ed. Lavoro, Roma 1988

Revelli M., Oltre il Novecento. La politica, le ideologie e le insidie del lavoro, Einaudi, Torino 2001

Il secolo è finito. Più di dieci anni or sono, dal punto di vista storico e politico. Pochi mesi or sono da quello formalmente temporale. E tuttavia la sensazione che questa fine comunica è quella di un falso movimento, d'un arresto, o di una inspiegabile difficoltà a procedere. Così inizia il libro di Revelli, descrivendo il Novecento come il “secolo dell’ambivalenza”: secolo della democrazia e dei totalitarismi, della violenza dispiegata in misura mai prima conosciuta e della decolonizzazione su scala globale, della società opulenta e della fame nel mondo. Il libro suggerisce un percorso attraverso queste contraddizioni. Con le cadute della politica ma anche con la distruttività dei miti produttivi sottostanti, con le malattie dell'ideologia ma anche con quella febbre del fare che ha incarnato la piú devastante delle antinomie: il contrasto stridente fra l'onnipotenza dei mezzi tecnici e la sistematica inadeguatezza degli esiti. Di questo contrasto è rappresentazione emblematica la vicenda del comunismo novecentesco, identificato nel percorso di Marco Revelli come il luogo storico in cui quell'ambivalenza ha raggiunto la sua dimensione piú tragica: dove cioè la volontà prometeica di una ricostruzione del mondo, secondo la logica produttivistica dell'homo faber, si è capovolta nel suo opposto. Ha prodotto un “mondo di cose” dominato dalla dimensione costrittiva e inerte del lavoro totale, dando vita a una drammatica contrapposizione fra politica e sfera sociale. Nella crisi del modello índustrialista che ha contrassegnato la prima metà del secolo, nella rivoluzione tecnologica che ha sancito il passaggio dal fordismo al postfordismo, nella crescente molecolarità del lavoro che accompagnano la fìne del Novecento, sono indicate le condizioni, ancora una volta ambivalenti, sia per la risoluzione di quel paradosso (nell'emergere di nuove figure della solidarietà), sia, al contrario, per una piú radiicale e totalitaria sottomissione degli uomini al dispotismo del lavoro.

Rifkin J., La fine del lavoro, Baldini&Castoldi, Mondadori, Milano 1995

Id., L’era dell’accesso. La rivoluzione della New Economy, Mondadori, Milano 2000

In questo libro Jeremy Rifkin descrive la vita nell’era di Internet e del nuovo capitalismo culturale. Inoltre, spiega con argomentazioni ampie e sostenute da una miriade di esempi reali, perchè la proprietà sarà sostituita dall’accesso a pagamento a ogni genere di bene e servizio, perchè pagheremo sempre di più ma sossederemo sempre di meno, perchè il fossato tra chi è connesso alla rete e chi non lo è sarà sempre più profondo e perchè i giganti economici che avranno le chiavi dell’accesso sono destinati a controllare le nostre vite.

Rosati L., Creatività e risorse umane, Editrice La Scuola, Brescia 1997

Schein E. H., Cultura d’azienda e leadership, ed. Guerini e associati, Milano 1990

Schön D. A., Il professionista riflessivo, Dedalo, Bari 1971

Sennett R., L’uomo flessibile. Le conseguenze del nuovo capitalismo sulla vita personale, Feltrinelli, Milano 2001

L’autore dipinge un drammatico affresco delle micro-realtà quotidiane che sono il prodotto dell nuovo capitalismo. Attraverso le storie narrate viene messo in evidenza quanto flessibilità, mobilità e rischio siano fattori centrali del cambiamento nello scenario lavorativo contemporaneo.
Rico, figlio “arrivato” di immigrati italiani negli Stati Uniti e Rose, un’intelligente e insoddisfatta imprenditrice di mezza età si ha la possibilità di toccare con mano come incertezza, perenne innovazione e frenetico avvicendarsi del personale provochi nei lavoratori comuni senso di fallimento, perdita della percezione di continuità dell’esistenza e della tradizione, frantumazione dell’io e delle proprie radici.

Spaltro E., Il buon lavoro, EL, Roma 1996

Stewart T. A., Il capitale intellettuale. La nuova ricchezza, Ponte alle Grazie, Milano 1999

Taylor F. W., Principi di organizzazione scientifica del lavoro, FrancoAngeli, Milano 1975

Touraine A., La società postindustriale, Il Mulino, Bologna 1970

Weick K., Senso e significato nell’organizzazione, Cortina, Milano 1997

Tema centrale di questo volume è il sensemaking, cioè lo spazio organizzativo in cui si condensano le relazioni, gli scambi interpersonali, l’intersoggettività, nel loro più profondo valore simbolico. L’autore compie un passo decisivo per avvicinarci a questo “spessore” della vita organizzativa intessuto di ambiguità e contraddizioni, di slanci e tentativi, che può essere considerato il passaggio obbligato attraverso cui il ricercatore deve passare se vuole giungere a conoscere la vera storia dell’organizzazione che sta studiando: la storia che l’organizzazione racconta e vuole raccontare di se stessa.



6. Vita quotidiana

De Luca R., Teorie della vita quotidiana, Editori Riuniti, Roma 1979

In questa antologia tematica, l’autrice presenta numerosi saggi di autori “classici” e non delle scienze umane e sociali che si sono occupati dei temi della vita quotidiana. Se da una parte i contributi dei diversi autori affrontano il concetto di alienazione e le dinamiche di “fuga” dalla realtà quotidiana, rivisitando l’impostazione marxiana, dall’altra tracciano un quadro esaustivo delle dinamiche facenti parte della quotidianità, a proposito delle quali sono riportati testi di Schutz, Blumer, Berger e Luckmann, Goffman e Garfinkel (dando ampio spazio, quindi, alla corrente microsociologica).

Maffesoli M., La conquista del presente, per una sociologia della vita quotidiana, Editrice Iauna, Roma 1983

Wolf M., Sociologie della vita quotidiana, L’Espresso strumenti, Milano 1979

Jedlowsky P., Il tempo dell'esperienza: studi sul concetto di vita quotidiana, FrancoAngeli, Milano 1986

Id., Fogli nella valigia: sociologia, cultura, vita quotidiana, Il Mulino, Bologna 2003

A partire dalla definizione che ne dà l’autore stesso, la vita quotidiana è l'insieme degli ambienti, delle pratiche, delle relazioni e degli universi di senso al cui interno uomini e donne trascorrono in maniera ordinaria la maggior parte del proprio tempo, secondo le fasi del loro percorso biografico e secondo i ruoli in cui sono coinvolti, in una data società e in un periodo storico determinato. Il significato di una sociologia della vita quotidiana è proprio di far riflettere su ciò che le persone compiono in modo irriflesso giorno per giorno. Riuscire a comprendere questo significa comprendere in che modo stiamo al mondo, e certo non è poco.

Jedlowsky P., Leccardi C., Sociologia della vita quotidiana, Il Mulino, Bologna 2003



7. Migrazioni

Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (a cura di), Piccoli rifugiati. Storie da tutto il mondo, ACNUR, Roma 1988

Arcisolidarietà, Nato in Marocco immigrato in Italia. Parlano i marocchini che vivono nel nostro paese, a cura di Anna Bruno Ventre, Edizioni Ambiente, Milano 1995

Bastide R., Noi e gli altri: i luoghi d’incontro e di separazione culturali e razziali, Jaca Book, Milano 1971

Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina A. (a cura di), Storia dell’emigrazione italiana. Partenze, Donzelli ed., Roma 2001

Id. (a cura di), Storia dell’emigrazione italiana. Arrivi, Donzelli ed., Roma 2001

Id. (a cura di), Dizionario dell’emigrazione italiana, Donzelli ed., Roma 2002

Caltabiano C., Gianturco G. (a cura di), Giovani oltre confine. I discendenti e gli epigoni dell’emigrazione italiana nel mondo, Carocci, Roma 2005

CAVALLARO R., Partire, tornare, raccontare…, CieRre, Roma 2005

Carlini G. (a cura di), La terra in faccia. Gli immigrati raccontano, Ediesse, Roma 1991

Crisantino A., Ho trovato l’occidente. Storie di donne immigrate a Palermo, La Luna, Palermo 1992

Damiani M., Rifugiati politici. Aspetti e problemi della mancata integrazione, A. W. R. (Association for the study of the world refugee problem), 1994


Franzina E. (a cura di), Racconti dal mondo. Narrazioni, saggi e memorie delle migrazioni, Premio Pietro Conti, CieRre Edizioni, Perugia 2004

Gianturco G., Zaccai C., Italiani in Tunisia. Passato e presente di un’emigrazione, Guerini, Milano 2004

Il testo riporta una singolare esperienza di ricerca in Tunisia che nasce da un ampio progetto commissionato dal Ministero degli Affari Esteri e dal CGIE, che ha coinvolto più ricercatori italiani in un’indagine sulle comunità di giovani della diaspora italiana in circa quindici stati nazionali. È una ricerca pionieristica poiché si tratta del primo studio che approfondisce questa tematica dal punto di vista dei soggetti migranti. In una prima parte troviamo una ricostruzione storica del percorso migratorio che mette a confronto documentazione già esistente con la «storia dal basso», quella raccontata dai testimoni privilegiati, protagonisti dell’antica emigrazione in Tunisia. Le parti successive riguardano proprio l’analisi dei materiali sui giovani delle nuove generazioni, raccolti tramite interviste qualitative, e suddivise per aree problematiche: emigrazione, processi di socializzazione e istituzioni connesse, inserimento nel tessuto sociale locale, lavoro, autorappresentazione (immagine del sé), identità nazionale, cittadinanza e partecipazione politica. Pur partendo dalla realtà tunisina l’indagine porta a riflettere su le questioni più generali di carattere teorico e metodologico che riguardano lo studio delle migrazioni italiane.

Macioti M. I. (a cura di), Per una società multiculturale, Liguori, Napoli 1998

Marchand J. J. (a cura di), La letteratura dell’emigrazione. Gli scrittori della lingua italiana nel mondo, Einaudi, Torino 1991

Matteucci I., In casa d’altri. Sedici immigrate filippine si raccontano, Data News, Roma 1992

Ongini V. (a cura di), Io sono filippino, Sinnos, Roma 1992

PARK R. E., “Human migration and the marginal man”, in BURGESS E. W. (Ed.), Personality and the social group, Books for Libraries Press, Freeport, NY 1969


Perrone L., Porte chiuse. Cultura e tradizioni africane attraverso le storie di vita degli immigrati, Liguori, Napoli 1995

Pollini G., Scidà G., Sociologia delle migrazioni, FrancoAngeli, Milano 1998

Pugliese E., Diario dell'immigrazione, Edizioni Associate, Roma 1997

Resta P., Parentela ed identità etnica: consanguineità e scambi matrimoniali in una comunità italo-albanese, FrancoAngeli, Milano 1990

Rimanelli G., Familia. Memoria dell’emigrazione, Cosmo Iannone Editore, Isernia 2000

Rovere G., Autobiografie di lavoratori e figli di lavoratori emigrati, CSER, Roma 1977

Sayad A., La doppia assenza. Dalle illusioni dell'emigrato alle sofferenze dell'immigrato, Raffaello Cortina, Milano 2002

Questa opera del sociologo algerino Sayad, morto nel 1998, ed ex-direttore del Centre national de recherche scientifique di Parigi, è il risultato di venti anni di ricerche sul tema migrazioni. Partendo dalla sua esperienza sul campo, Sayad critica e decostruisce le prospettive più comuni con le quali usualmente viene affrontato il tema dell’immigrazione, in particolare la visione dell’immigrato come mera forza lavoro e la prospettiva etnocentrica che privilegia sempre il punto di vista della società di accoglienza. In questo lavoro ritenuto uno dei contributi più importanti e originali alla sociologia delle migrazioni Sayad propone una visione pluridimensionale del fenomeno, dando particolare attenzione alle condizioni che stanno alla base della partenza dell’emigrato. Questo libro offre un’immagine singolare del migrante come persona fuori luogo, che vive permanentemente una situazione di doppia assenza: l’assenza dalla propria patria e l’assenza nelle società di accoglienza nelle quali si sente incorporato e escluso al tempo stesso.

Segafreddo L. (a cura di), La fedele memoria. Racconti e testimonianze degli italiani nel mondo, Edizioni Messaggero, Padova 1994

Seghetto A., Sopravvissuti per raccontare, C. S. E. R., Roma 1993

Wallraff G., Faccia da turco: un infiltrato speciale nell’inferno degli immigrati, T. Pironti, Napoli 1992

Zonta International, Emigrate... Immigrate: queste sconosciute. Voci di donne, Zonta International, Torino 2000



8. Media e New media

Bettini G., La conversazione audiovisiva, Bompiani, Milano 1985

Capra F., La rete della vita, Rizzoli, Milano 1997

Cipriani R., Bolasco S. (a cura di), Ricerca qualitativa e computer, FrancoAngeli, Milano 1994

Ferrarotti F., Mass media e società di massa, Laterza, Roma-Bari 1995

Id., La perfezione del nulla, Laterza, Roma-Bari 2002

Hine C., Virtual etnography, Sage, Londra 2000

Kollock P., Smith M. (a cura di), Communities in cyberspace, Routledge, New York/Londra 1999

Lippmann W., L'opinione pubblica, DE, Roma 2000

Pubblicato nel 1922, il testo conserva la sua carica euristica, la sua lucida provocatorietà e ricchezza descrittiva. L’assunto è limpido: come avviene quel complesso e solo apparentemente «normale» processo attraverso cui le nostre opinioni diventano Opinione pubblica, Volontà nazionale, Mente collettiva, Fine sociale? Come «l’opinione pubblica» costruisce i propri miti, i propri eroi, i propri nemici, strappandoli alla storia e catapultandoli in una leggenda paradossalmente effimera? Lippmann indaga e descrive i meccanismi attraverso cui le immagini «interne» elaborate nelle nostre teste ci condizionano nei rapporti con il mondo esterno, gli ostacoli che limitano le nostre capacità d’accesso ai fatti, le distorsioni provocate dalla necessità di comprimerle, «raccontando» un mondo complicato con un «piccolo vocabolario»; infine, la paura stessa dei fatti che potrebbero minacciare la vita consueta. A partire da questi limiti, l’analisi ricostruisce come i messaggi provenienti dall’esterno siano influenzati dagli scenari mentali di ciascuno, da preconcetti e pregiudizi. Il testo di Lippmann ci offre anche una lucida critica del sistema politico democratico che ambisce a governare società sempre più complesse.

Ong W. J., Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Il Mulino, Bologna 1982

Mann C., Stewart F., Internet communication and qualitative research, Sage, Londra 2000

É uno dei primi testi che analizza l’impatto delle tecnologie presenti su Internet sui metodi qualitativi nella ricerca sociale. Quali sono le questioni metodologiche che emergono quando il ricercatore vuole studiare e comprendere i processi sociali che avvengono su Internet? Partendo da diversi studi pionieristici che hanno utilizzato la comunicazione mediata dal computer, gli autori mostrano come i ricercatori online possono far ricorso a metodi qualitativi basati su Internet per raccogliere dati. Si analizza in particolare l’intervista in profondità online, i focus group virtuali e l’osservazione partecipante nelle comunità virtuali. Con questo libro, Mann e Stewart offrono il primo contributo originale per la comprensione delle prospettive e potenzialità della ricerca qualitativa su Internet e mettono in discussione gli aspetti metodologici, pratici e teorici inerenti all’uso di ciascun metodo. Riflettono inoltre sulle questioni etiche, legali, e della privacy che i ricercatori possono riscontrare quando utilizzano il ciberspazio come scenario di ricerca.

Markham A., Life online: researching real experience in virtual space, CA: AltaMira Press, Londra 1998

Negroponte N., Essere digitali, Sperling & Kupfer, Milano 1995

Da sempre il commercio mondiale consiste nello scambiarsi degli “atomi” (merci materiali); ma, tutto ciò oggi sta cambiando rapidamente: si sta passando dallo scambio di atomi a quello di bit, cioè informazioni. Questo è possibile poiché il cambiamento è di tipo esponenziale come già nel 1965 Gordon Moore aveva predetto in quella legge che sarebbe stata chiamata come lui. Il cambiamento non riguarda solo le tecnologie come il computer poiché, l'informatica sta cambiando il nostro modo di vivere: essa farà in modo di farci scambiare idee e connetterci al pianeta. Aumenteranno le interconnessioni tra gli individui, molti dei valori tradizionali propri dello stato-nazione lasceranno il passo a quelli di comunità elettroniche, grandi o piccole che siano. Socializzeremo in un vicinato digitale dove lo spazio fisico sarà irrilevante e il tempo giocherà un ruolo diverso rispetto a quello che bene conosciamo.

Shields R., Cultures of the Internet: virtual spaces, real histories, living bodies, Sage, Londra 1996

Wolf M., Gli effetti sociali dei media, Bompiani, Milano 1992

Turkle S., Life on the Screen: Identity in the Age of the Internet, Simon & Schuster, New York 1995



9. Empatia

Bonino S., Lo Coco A. e Tani F., Empatia: i processi di condivisione delle emozioni, Giunti, Firenze 1999

Se non ci si vuole sobbarcare della lettura in inglese del bel libro di Davis (1996), che introduce, tra l’altro, alla più recente ricerca sull’empatia, si può ricorrere alla migliore sintesi in italiano: Bonino et al (1999). Questo libro, ottimo per chiarezza, rende conto delle più accreditate posizioni teoriche contemporanee, fornendo anche una serie significativa di ricerche originali delle autrici.

Stein E., L’empatia, FrancoAngeli, Milano 1992

Fortuna F. e Tiberio A., Il mondo dell’empatia, FrancoAngeli, Milano 1999

Davis M. H., Empathy, a social psychological approach, Westview Press, Boulder, Colorado 1996

Eisenberg N., Strayer J., Empathy and its development, Cambridge University Press, New York 1987



10. Immaginario

Baczko B., Les imaginaires sociaux, mémoires et espoirs collectifs, Payot, Parigi 1984

Caillois R., Approches de l’imaginaire, Gallimard, Parigi 1974

Castoriadis C., L’institution imaginaire de la société, Seuil, Parigi 1975

Questo testo ricco e complesso, considerato ormai un classico, parte da un’analisi approfondita dei diversi aspetti della teoria marxista, in particolare la sua visione della storia, e del suo progetto rivoluzionario. La prima parte serve all’autore per rovesciare l’impostazione “economico-funzionale” e per dare spazio al ruolo del simbolico rispetto alla nascita delle istituzioni sociali. Interessante è poi il rapporto che si instaura tra il simbolico e l’immaginario: secondo le parole dell’autore “l’immaginario deve utilizzare il simbolico, non solo per «esprimersi», che va da sé, ma per «esistere», per passare dal virtuale a qualsiasi altro stato”. Dopo aver preso in considerazione il processo individuale di costituzione della psiche, l’autore giunge così a trattare quelle che chiama le significazioni immaginarie sociali: l’istituzione della società è innanzi tutto istituzione di un “magma” di significazioni immaginarie sociali ed è così che si istituisce la società stessa e il mondo per lei significante.

Durand G., Introduction à la mythodologie. Mythes et société, Le Livre de Poche, Parigi 1996

E’ questo uno dei testi più recenti di Durand, considerato in genere uno dei padri fondatori degli studi sull’immaginario. Qui l’autore non solo riprende i capisaldi del suo pensiero, già trattati in L’immaginario e L’immaginazione simbolica, ma va anche oltre, proponendo un’ipotesi metodologica per la ricerca sull’immaginario sociale, che propone di chiamare “mitodologia”.

Id., Le strutture antropologiche dell’immaginario. Introduzione all’archetipologia generale, Dedalo, Bari 1972

Id., L'immaginario. Scienza e filosofia dell'immagine, Red, Como 1994

Id., L'immaginazione simbolica, Red, Como 1999

Giust-Desprairies F., L’imaginaire collectif, Erès, Ramonville Saint-Agne 2003

Grassi V., Introduction à la sociologie de l’imaginaire, Erès, Ramonville Saint-Agne 2005

Lantz P., L’investissement symbolique, PUF, Parigi 1996

Morin E., Le cinéma ou l’homme imaginaire, Les Editions de Minuit, Parigi 1956

Tacussel P., L’attraction sociale, la dynamique de l’imaginaire dans la société monocéphale, Méridiens Klincksieck, Parigi 1984

Thomas J., Introduction aux méthodologies de l'imaginaire, Ellipses, Parigi 1998

Per un primo approccio agli studi sull’immaginario il testo risulta molto utile, grazie all’operazione di raccolta che il curatore ha compiuto su saggi che riguardano sia le diverse discipline che hanno trattato l’immaginario (studi sulla letteratura, psicoanalisi, sociologia), sia il pensiero dei padri fondatori degli studi stessi (da C.G. Jung a G. Bachelard, da G. Durand a E. Morin). Completano il quadro esempi di studi empirici che seguono le indicazioni metodologiche di G. Durand, centrate sull’analisi dei miti che percorrono le opere della cultura, in particolare i testi letterari (mitocritica).

Wunenburger J. J., Philosophie des images, PUF, Parigi 1997



11. Religioni

Bartolomei G., Fiore C., I nuovi monaci: Hare Krsna: ideologia e pratica di un movimento neo-orientale, Feltrinelli, Milano 1981

Baumann G., L’enigma multiculturale. Stati, etnie, religioni, Il Mulino, Bologna 2003

Bellah R.N. et al, Habits of the heart: individualism and commitment in american life, U. of California Press, Berkeley 1985

Cardano M., Gli elfi del gran burrone: uno studio sulla sacralizzazione della natura, Il Segnalibro, Torino 1994

Id., Lo specchio, la rosa, il loto: uno studio sulla sacralizzazione della natura, Seam, Roma 1997

Cipriani R., Corradi C., Costa C., Schiattone D., Sentieri della religiosità. Un’indagine a Roma, Morcelliana, Brescia 1993

Cipriani R., Il Cristo Rosso. Riti e simboli, religione e politica nella cultura popolare, Ianua, Roma 1985

Vincitore del premio internazionale “Pitrè – Salomone Marino”, Il Cristo Rosso, è una ricerca sulla cultura popolare del sud, in particolare sui riti celebrati durante la Settimana Santa a Cerignola, in provincia di Foggia. Attraverso la raccolta di storie di vita Cipriani studia il fenomeno dei “Cristi Rossi”, figure centrali della processione di Venerdì Santo che indossano vesti rosse allusive al sangue de Cristo. In questo rituale che affonda le sue radici nell’era pre-cristiana, i Cristi rossi simbolizzano tutti gli uomini martirizzati nel mondo e la croce che portano rappresenta la Passione di Cristo. Gli aspetti interessanti che emergono da questa ricerca sono il rapporto fra tradizione e innovazione, la dimensione del silenzio, l’uso del corpo con funzioni drammatiche, la funzione dello spazio sacro “professionale”, il ruolo di Cristo rosso come fatto ereditario, lo studio del comportamento non verbale e i particolari significati simbolici connessi al rito. Uno studio che mostra in maniera singolare come lo studio della religiosità popolare possa essere arricchito dall’uso dell’approccio biografico.

Crespi P., La coscienza mistica. Fenomenologia del sacro in una società in trasformazione, Giuffré, Milano 1970

Macioti M. I., Il buddha che è in noi. Germogli del Sutra del Loto, Seam, Roma 1997

Il Buddha che è in noi rappresenta uno sguardo sociologico sul buddhismo in occidente, in particolare sulla Soka Gakkai, movimento che affonda le sue radici nell’insegnamento del monaco giapponese Nichiren Daishonin. Con oltre quindici milioni di membri nel mondo è uno dei più grandi movimenti religiosi buddhisti contemporanei ed ha una presenza diffusa in Italia. In questo libro Maria I. Macioti riporta la sua esperienza all’interno del gruppo, in un contesto di ricerca che ha privilegiato l’osservazione partecipante come metodo di conoscenza della realtà. Vengono descritti i processi di adesione al gruppo, come si entra, la vita associativa, la fede, i rituali, riflettendo in particolare su che cosa significa essere oggi in occidente un seguace di Nichiren. La ricerca rappresenta un importante contributo alla comprensione della nascita e sviluppo dei cosiddetti gruppi tipo-setta.

Id., Teoria e tecnica della pace interiore. Saggio sulla “Meditazione Trascendentale”, Liguori, Napoli 1980

Id., Fede, mistero, magia. Lettere a un sensitivo, Dedalo, Bari 1991

Tedeschi E., Per una sociologia del Millennio. David Lazzaretti: carisma e mutamento sociale, Marsilio, Venezia 1989


III parte - i metodi e le tecniche

1. L’intervista

Adams J. S., Interviewing Procedure. A Manual For Survey Interviewers, Chappel Hill, N. C. 1958

Atkinson R., L’intervista narrativa, Raffaello Cortina, Milano 1998

Bales R. F., Interaction Process Analysis, Addison-Wesley, Reading, 1951

Banaka W., Training In Depth Interview, Harper, New York 1971

Bichi R., L’intervista biografica. Una proposta metodologica, Vita e Pensiero, Milano 2002

Blanchet A. et al., L’entretien dans les sciences sociales, Dunod, Parigi 1985

Blanchet A., Dire et faire dire. L’entretien, Calin, Parigi 1997

Bradburn N.Y., Sudman S., Improving Interview Method, Jossey Bass, San Francisco 1981

Brenner M. et al., The research interview: use and approaches, Academic Press, Londra 1985

Crute V., Millar R., Hargie O. D. W., Professional interviewing, Routledge, Londra 1992

Dexter L., Elite and Specialized Interviewing, Northwestern Univ. Press, Evaston 1970

Douglass J. D., Creative Interview, Sage, Newbury Park 1985

Gianturco G., L’intervista qualitativa. Dal discorso al testo scritto, Guerini, Milano 2004

Utile ed esaustivo, questo piccolo manuale a uso del ricercatore traccia le linee essenziali degli sviluppi dell’approccio qualitativo nella ricerca sociale, per approfondire poi sia lo svolgimento dell’intero percorso di ricerca, sia le diverse tecniche che ci si può trovare a utilizzare. Passando a trattare la tecnica dell’intervista, l’autrice guida l’intervistatore attraverso tutti gli aspetti metodologici che lo possono interessare, dalla definizione dei tipi di intervista ai vari passi che bisogna compiere (dalla preparazione fino all’analisi del testo trascritto). Un ultimo capitolo introduce alle tecniche di analisi computer-assistite.

Gorden R., Interviewing. Strategy, techniques and tactics, Dorsey Press, Homewood-Illinois 1987

Guala C. (a cura di), Intervista e conversazione, Costa & Nolan, Genova 1996

Guidicini P., Questionari, interviste, storie di vita, FrancoAngeli, Milano 1999

Guittet A., L’entretien, Armand Colin, Parigi 1983

Hyman H. et al., Interviewing in Social Research, Univ. Of Chicago Press, Chicago 1954

Kahn R. L., Cannel C. F., La dinamica dell’intervista, Marsilio, Padova 1968

Kaufmann J. C., L’entretien compréhensif, Nathan, Parigi 1996

Kvale S., InterViews: an introduction to qualitative research interviewing, Sage, Londra 1996

McCracken G., The Long Interview, Sage, Newbury Park 1988

Merton R. K., FISKE M.O., KENDALL P.L., The Focused Interview. A Manual of Problems and Procedures, The Free Press, New York 1956

L’intervista focalizzata è una forma di intervista qualitativa che ha alcune caratteristiche peculiari: gli intervistati, prima dell’intervista, sono stati esposti a uno “stimolo” concreto, che a sua volta è stato studiato a fondo dai ricercatori, i quali, dopo aver formulato ipotesi sui suoi possibili effetti, hanno elaborato uno schema di intervista. Come affermano gli autori stessi, essa è diretta all’ottenimento delle fonti cognitive ed emozionali delle reazioni degli intervistati davanti a un accadimento. Oltre a indagare le evocazioni che il soggetto ha sperimentato, l’intervista mira a cogliere le risposte valoriali ed emozionali dei soggetti in relazione all’esperienza di sui sono stati protagonisti.

Mishler E., Research Interviewing, Mass. Harvard University Press, Cambridge 1987

Montesperelli P., L’intervista ermeneutica, FrancoAngeli, Milano 1998

Richardson S. A. et al., Interviewing: its Forms and Functions, Basic Books, New York 1965

Rubin H., Rubin I., Qualitative Interviewing, Sage, Thousand Oaks 1995

Spradley J. P., The Etnographic Interview, Holt, Rinheart & Winston, New York 1980

Steinar K., InterViews, Sage, Thousand Oaks 1996

Trentini G. (a cura di), Teoria e prassi del colloquio e dell’intervista, La Nuova Italia Scientifica, Roma 1989

Weiss R., Learning from strangers. The art and method of qualitative interview studies, The Free Press, New York 1994



2. Le storie di vita

Alheit P., Bergamini S., Storie di vita: metodologia di ricerca per le scienze sociali, Guerini, Milano 1996

Bertaux D., Biography and society. The life-history approach in the social sciences, Sage, Londra 1981

Bertaux D., Racconti di vita. La prospettiva etnosociologica, FrancoAngeli, Milano 1999

Ritenuto uno dei maggiori studiosi dell’approccio biografico, Bertaux ci offre in questo lavoro un manuale, teorico e tecnico, per la comprensione e l’utilizzo dei racconti di vita. Il racconto di vita viene qui inteso come “una forma particolare di intervista, l’intervista narrativa, nel corso della quale un ricercatore domanda a una persona, da qui in poi chiamata «soggetto», di raccontargli tutta o una parte della sua esperienza vissuta”. Nell’introduzione curata da Rita Bichi si spiega come nasce in campo sociologico l’interesse per questo tipo d’approccio, e di come nel tempo emerge la necessità di costruire un approccio che permetta di studiare l’azione degli individui dando conta delle sue rappresentazioni sociali, dei suoi sistemi di valori e di credenze. L’individuo viene ora concepito come soggetto autonomo d’azione e dunque è sempre più importante conoscere la sua esperienza personale e la vita quotidiana, in quanto spazio di costruzione del senso del loro agire. In questa prospettiva, i racconti di vita sono ritenuti più adeguati degli strumenti standardizzati, perché permettono di conoscere i processi attraverso i quali gli individui si sono venuti a trovare in una data situazione e al tempo stesso il modo in cui provano a gestirla. Infatti, secondo l’autore, il valore aggiunto del racconto di vita rispetto all’osservazione diretta, è che questo permette di tenere conto della dimensione diacronica, cioè “permette di cogliere le logiche d’azione nel loro sviluppo biografico e le configurazioni dei rapporti sociali nel loro sviluppo storico”.

Bravo A., Passerini L., Piccone Stella S., "Modi di raccontarsi e forme di identità nelle storie di vita", Memoria, 1983, n. 8, p. 101- 113

Chirico M. et al., Los relatos de vida. El retorno a lo biografico, Buenos Aires, Centro Editor de America Latina 1993

Cipriani R. (a cura di), La metodologia delle storie di vita. Dall’autobiografia alla life history, Euroma-La Goliardica, Roma 1988

Questo volume curato da Roberto Cipriani, è un’esauriente riflessione sulla metodologia delle storie di vita attraverso il punto di vista di diversi ricercatori che si sono occupati sia a livello teorico sia a livello empirico su questo tema. In una prima parte viene presentato lo sviluppo del metodo biografico in Polonia da Znaniecki fino ad oggi. Offre poi una serie articolata di piste di ricerca e di analisi interpretativa, fondate sulle esperienze empiriche condotte con l’uso delle storie di vita. Nel testo Cipriani riflette sulla validità dell’approccio biografico e sostiene che “il dato biografico non ha mai in effetti un contenuto solamente personale, ma dei punti di aggancio pure nella comunità locale e nella società più vasta. Inoltre esse consente di conoscere più a fondo le relazioni interpersonali e quindi di «ricostruire» la realtà sociale nelle sue diverse manifestazioni: dal lavoro al tempo libero, dalla famiglia alla bottega, dalle amicizie alla fabbrica”. Viene anche proposto un modello di protocollo di realizzazione della storia di vita a partire dall’esempio della ricerca condotta nella borgata romana di Valle Aurelia. In appendice troviamo un’interessante bibliografia approfondita sulle storie di vita.

Desmarais D., Grell P. (a cura di), Les recits de vie. Theorie, méthode et trajectoires, types, Aaint –Martin, Montreal 1986

Hatch J. A., Wisnewski R. (a cura di), Life history and narrative, Falmer, Londra 1995

Jedlowski P., Il sapere dell'esperienza, Il Saggiatore, Milano 1994

Lanzardo L. (a cura di), Storia orale e storia di vita, FrancoAngeli, Milano 1989

Lewis O., I figli di Sánchez, Mondadori, Milano 1966

Pineau G., Le Grand J. L., Le storie di vita, Guerini, Milano 2003

Poirier J., Clapier-Valladon S., Raybaut P., Les récits de vie. Théorie et pratique, Presses Universitaires de France, Parigi 1983

Saraceno C., Corso della vita e approccio biografico, Università di Trento, Dipartimento di politica sociale, Quaderno n. 9



3. I materiali secondari
- diari, biografie, lettere, carteggi, autobiografie -

Battistini A., Lo specchio di Dedalo. Autobiografia e biografia, Il Mulino, Bologna 1990

Bernardi B., Poni C., Triulzi A. (a cura di), Fonti orali, Oral sources, Sources orales. FrancoAngeli, Milano 1978

Demetrio D., Autoanalisi per non pazienti. Inquietudine e scrittura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano 2003

Id., Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Raffaello Cortina Editore, Milano 1996

Formenti L., La formazione autobiografica, Guerini 1996

gianturco G., Per una sociologia del viaggio. Dall’esperienza al diario, Eucos, Roma 2003

Gusdorf G., Les écritures du moi, Ed. Odile Jacob, Parigi 1991

KRIEGER S., Social science and the self: Personal essays as an art form, Rutgers University Press, New Brunswick, NJ 1991

Lejeune P., Je est un autre, Seuil, Parigi 1980

Lejeune Ph., Moi aussi, Ed. du Seuil, Parigi 1986

Oddi Baglioni L., Scrivere la propria vita, SEAM, Roma 2000

Touzin M., L’écriture autobiographique, Bertrand-Lacoste, Parigi 1993



4. I focus group

BLOOR M., FRANKLAND J., THOMAS M., RODSon K., I focus group nella ricerca sociale, Erikson, Trento 2001

Corrao S., Il focus group, FrancoAngeli, Milano 2002

L’autrice tenta di colmare un vuoto nella letteratura italiana e nella produzione scientifica riguardo questa tecnica di rilevazione dei materiali empirici. Il focus group ha origini lontane ma è ancora molto poco utilizzato e conosciuto all’interno della ricerca scientifico-sociale. La sua caratteristica principale consiste nella possibilità di creare una situazione simile al processo ordinario di formazione delle opinioni, favorendo la partecipazione dei soggetti a una discussione tra “pari” che ruota attorno a un tema specifico. Dopo aver definito cosa è un focus group e ripercorso la sua evoluzione nel tempo, l’autrice illustra le diverse modalità di impiego, da quelle più tradizionali a quelle più innovative, proponendone alcune in sperimentazione.

Fabris G., L’intervista di gruppo, in Fabris G. (a cura di), Ricerche motivazionali, Etas Kompass, Milano 1967

Merton R. K., The focussed Interview and Focus Group: Continuities and discontinuities, “Public Opinion Quarterly”, VI, 4: 550-566

Morgan D., Focus group as qualitative research, Sage, Thousand Oaks 1988

Spaltro E., L’intervista di gruppo, in Trentini G. (a cura di), Teoria e prassi del colloquio e dell’intervista, NIS, Roma 1989

Stewart D., Shamdasani P., Focus group theory and practice, Sage, Newbury Park 1990



5. L’etnografia e l’osservazione scientifica

CLIFFORD J., “On ethnographic self-fashioning: Conrad and Malinowski”, in HELLER T. C., SOSNA M., WELLBERY D. E. (Eds.) Reconstructing individualism: Autonomy, individuality, and self in Western thought, Stanford University Press, Stanford 1986

Clifford J., The Predicament of Culture: twentieth century ethnography, literature and art, Harvard Univ. Press, Cambridge, Massachusetts 1988

Clifford, J., Marcus G. E., Writing Culture: the Poetics and Politics of Ethnography, Univ. Of California Press, Berkeley 1986

Dal Lago A. e De Biasi R. (a cura di), Un certo sguardo. Introduzione all’etnografia sociale, Laterza, Roma-Bari 2002

Gobo G., Descrivere il mondo. Teoria e pratica del metodo etnografico in sociologia, Carocci, Roma 2001

Griaule M., Méthode de l’ethnographie, PUF, Parigi 1957

Hammersley M., Atkinson P., Ethnography: Principles in Practice, Tavistock, Londra 1983

Jorgensen D. L., Participant Observation, Sage, Newbury Park 1989

Lapassade G., L’ethnosociologie, Méridiens-Klincksieck, Parigi 1991

Laplantine F., La description ethnographique, Nathan, Parigi 1996

malinowski B., Argonauti del Pacifico occidentale, Newton Compton, Roma 1973

Mauss M., Manuel d’ethnographie, Payot, Parigi 1967

In questo manuale classico d’etnografia, l’antropologo Marcel Mauss prende in esame tutti gli aspetti della ricerca etnografica sul campo. Dopo aver precisato cosa si intenda per osservazione etnografica, l’autore tratta i vari metodi di osservazione, da quello “morfologico” a quello “fotografico”, da quello “fonografico” a quello “sociologico”; la morfologia sociale, secondo Mauss, comprende l’habitat e la lingua. Successivamente, si trattano singolarmente alcuni fenomeni oggetto di osservazione, dettando alcune linee guida per il ricercatore: si parla delle tecnologie, dei giochi e delle arti, dei fenomeni economici, giuridici, morali e religiosi. La ricchezza della trattazione e l’attualità dei temi rendono questo testo un vero punto di riferimento per un etnografo che si voglia cimentare nello studio e nell’interpretazione di una determinata cultura.

Piette A., Ethnographie de l’action, Métailié, Parigi 1996

Spradley J. P., Participant Observation, Holt, Rinheart & Winston, New York 1980

VIDICH A. J., “Participant observation and the collection and interpretation of data”, in American Journal of Sociology, 60, 335-360

Zambelli F., L’osservazione e l’analisi del comportamento, Patron, Bologna 1983



6. L’analisi dei materiali empirici
- del contenuto, tematica, del discorso, computer-assistita, linguistica e sociolinguistica, ermeneutica, ecc -

Adam J. M., Revaz F., L’analyse des récits, Seuil, Parigi 1996

Amaturo E., Messaggio, simbolo e comunicazione: introduzione all'analisi del contenuto, NIS, Roma 1993

Bardin L., L’analyse de contenu, Presses Universitaires de France, Parigi 1977

Opera di riferimento in campo metodologico, il testo della Bardin, generale e molto completo, studia il metodo dell’analisi di contenuto sotto quattro aspetti: storia e teoria, pratiche, metodo e tecniche. L’analisi di contenuto viene qui definita come “un insieme di tecniche di analisi delle comunicazioni che cerca di ottenere, attraverso procedure sistematiche e oggettive di descrizione del contenuto dei messaggi, degli indicatori (quantitativi o meno) che permettono l’inferenza di conoscenze relative alle condizioni di produzione/ricezione di questi messaggi”. L’analisi di contenuto presuppone l’uso di un insieme di strumenti metodologici di volta in volta più “raffinati”, permanentemente rivisti e perfezionati che possono essere applicati a “discorsi” estremamente diversificati.

De Lillo A. (a cura di), L’analisi del contenuto, Il Mulino, Bologna 1971

Demazier D., Dubar C., Dentro le storie: analizzare le interviste biografiche, Raffaello Cortina, Milano 2000

Eco U., Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi, Bompiani, Milano 1979

Ghiglione R., Matalon B., Les dires analyses, Presses Universitaires de Vincennes, Saint-Denis 1985

Krippendorf K., Content analysis, Sage, Londra 1980

Losito G., L’analisi del contenuto nella ricerca sociale, FrancoAngeli, Milano 2002

Montesperelli P., Diana P., Analizzare le interviste ermeneutiche, Carocci, Roma 2005

Propp V., Morfologia della fiaba, Einaudi, Torino 1968

Ricoeur P., The narrative function, in W.J.T. Mitchell (a cura di), On narrative, Chicago University Press, Chicago 1980, p.167-85

Riesman C.K., Narrative analysis, Sage, Newbury Park 1993

Silverman D., Interpreting qualitative data: methods for analysing talk, text & interaction, Sage, Londra 1993

David Silverman, sociologo affermato nel campo delle metodologie di ricerca sociale, si propone con questo testo di trasmettere a studenti e ricercatori le competenze basiche per formulare problemi di ricerca e analizzare dati qualitativi. Ricorrendo a esempi di studi qualitativi e esercizi didattici presenti lungo i vari capitoli l’autore cerca di coinvolgere attivamente il ricercatore nella raccolta e analisi di dati. In una prima parte sono presentati i diversi approcci che caratterizzano la tradizione degli studi qualitativi. Si cerca di definire cos’è la ricerca qualitativa. Si riflette sulle relazioni tra metodi qualitativi e quantitativi e sulla specificità di ciascuna metodologia. Nella seconda parte l’autore approfondisce il discorso sui metodi e sottolinea la centralità del linguaggio come mezzo di comunicazione dei soggetti nella ricerca qualitativa. Si riflette sui modi come questa comunicazione può essere studiata attraverso l’analisi dei materiali raccolti. Infine l’autore sottolinea il fatto che il ricercatore non può accontentarsi semplicemente col “raccontare storie convincenti”, così come deve rifiutare il presupposto (assunzione) che in ricerca qualitativa “tutto può servire”, insistendo dunque sulla rilevanza delle questioni di validità, precisione e attendibilità in questo campo di ricerca.

Sofia C., Analisi del contenuto, comunicazione, media. Evoluzione, applicazioni e tecniche, FrancoAngeli, Milano 2004

TESH R., Qualitative Research Analysis, Types and Software Tools, The Falmer Press, Londra 1990

Tuzzi A., L’analisi del contenuto, Carocci, Roma 2003

WEBER R.P., Fondamenti di analisi del contenuto, Sigma, Palermo 1990



7. Gli audiovisivi e la ricerca

Barthes R., La camera chiara. Nota sulla fotografia, Einaudi, Torino 2003

Bourdieu P., La fotografia. Uso e funzioni sociali di un’arte media, La Nuova Italia, Firenze 1972

Canevacci M., Antropologia della comunicazione visuale, Costa e Nolan, Ancona-Milano 1995

Chiozzi P., Antropologia visuale, La Casa Usher, Firenze 1984

De Luna G., L'occhio e l'orecchio dello storico. Le fonti audiovisive nella ricerca e nella didattica della storia, Firenze, La Nuova Italia 1993

Ferrarotti F., Dal documento alla testimonianza. La fotografia nelle scienze
sociali, Liguori Editore, Napoli 1974

Mattioli F., Sociologia visuale, Nuova Eri, Torino 1991

Servetti L., Sorlin P. (a cura di), La storia in televisione. Storici e registi a confronto, Istituto regionale Ferruccio Parri/Marsilio, Venezia 2001

Sontag S., Sulla fotografia. Realtà e immagini nella nostra società, Einaudi, Torino 2004

IV Parte - Le ricerche

Anderson N., Il vagabondo. Sociologia dell’uomo senza dimora, Donzelli, Roma 1994

BLACKWELL J. E., The black community: Diversity and unity, HarperCollins, New York 1991

Bourdieu P. (a cura di), La misére du monde, Editions du Seuil, Parigi 1993

Sotto la direzione di Pierre Bourdieu, un’equipe di ricercatori si dedica per tre anni a comprendere le condizioni di emergenza delle forme contemporanee della miseria sociale. Il risultato è un lavoro monumentale di più di mille pagine ritenuto una delle più importanti opere di ricerca empirica della sociologia contemporanea. Nell’introduzione Bourdieu afferma che per capire ciò che succede nelle grandi città in termine di conflitti, latenti o manifesti, e di sofferenza bisogna conoscere la realtà e confrontarla attraverso molteplici punti di vista. I ricercatori sono dunque andati nelle borgate, nelle scuole, nel mondo operaio, nelle famiglie e hanno fatto parlare, attraverso interviste e storie di vita, gli uomini comuni, i migranti, gli insegnanti, gli operai, i pensionati e le casalinghe. Con questa ricerca il “sociologo della discordia”, critico di ogni forma di establishment, fa vedere i limiti della globalizzazione, la povertà e l’esclusione, dando voce agli emarginati francesi.

BROOKHISER R., The way of the WASP: How it made America, and how it can save it, so to speak, Free Press, New York 1991

Catani M., Mazé S., Tante Suzanne. Une histoire de vie sociale, Seuil, Parigi 1996

Cavallaro R., Storie senza storia. Indagine sull’emigrazione calabrese in Gran Bretagna, Centro Studi Emigrazione, Roma 1981

É un’importante ricerca condotta nel 1980 attraverso il metodo delle storie di vita, che sono qui utilizzate per esplorare un universo sociale particolare che è quello dell'emigrazione. Storie senza storia racconta il processo d’emigrazione calabrese in Gran Bretagna attraverso materiali biografici primari (le storie di vita) e secondari (diari, foto, lettere). L’autore propone una griglia interpretativa costruita su un duplice asse: “nel asse «diacronico» orizzontale sono investigati i tempi narrativi applicando l’analisi strutturale, retorica e linguistica; nel asse «sincronico» verticale, partendo dalle ipotesi di Durkheim, è studiata la percezione che il gruppo primario ha del tempo e dello spazio «sociali» vissuti nella dimensione conflittuale tra società rurale di partenza e società industriale di immigrazione”. La biografia è dunque intesa non come uno semplice vissuto individuale ma come “narrazione di una prassi umana che colui che racconta ri-costruisce attraverso gli squarci dei propri ricordi. I quali si dispongono lungo gli itinerari della memoria (e qui sono rilevanti non solo gli eventi ricordati, ma anche le non occasionali dimenticanze e censure), che seleziona e modella il passato secondo l’immagine che l’individuo ha di sé in quanto partecipe di un gruppo”.

Cipriani R. (a cura di), Giubilanti nel 2000. Percorsi di vita, FrancoAngeli, Milano 2003

In occasione del Giubileo sono state condotte diverse indagini sia di carattere quantitativo che qualitativo sull’Anno Santo 2000. Giubilanti nel 2000 è una ricerca coordinata da Roberto Cipriani che ricostruisce i percorsi di vita dei pellegrini che hanno partecipato a questa celebrazione. Si cerca di andare oltre il significato istituzionale e formale del Giubileo e comprendere gli atteggiamenti e il senso della religiosità dei pellegrini che l’hanno vissuto. Dal punto di vista metodologico la ricerca si basa sull’applicazione di questionari e raccolta di storie di vita cercando una complementarità fra metodi qualitativi e quantitativi. È una delle poche ricerche che fa ricorso all’analisi qualitativa computer-assistita dei dati raccolti. Oltre alla riflessione sull’identità dei giubilanti, sui motivi della sua partecipazione – la figura del papa, l’istituzione cattolica, la religiosità – la ricerca propone anche una tipologia degli atteggiamenti religiosi.

Du Bois W. E. B., The Philadelphia Negro: A social study, Benjamin Blom, New York 1967

Ferrarotti F. e coll., La piccola città, Comunità, Milano 1959

Ferrarotti F., Roma da capitale a periferia, Laterza, Roma 1970

Id., Vite di baraccati, Liguori, Napoli 1973

Id., Giovani e droga, Liguori, Napoli 1980

Id., Vite di periferia, Mondadori, Milano 1986

Ferrarotti F., Crespi P., La parola operaia, Scuola G.Reiss Romoli, L'Aquila 1994

GALARZA E., Farm workers and agri-business in California, 1947-1960, University of Notre Dame Press, Notre Dame, IN 1977

GANS H. J., The urban villagers: Group and class in the life of Italian-Americans, Free Press, New York 1962

IGNACIO L. F., Asian Americans and Pacific Islanders (Is there such an ethnic group?), Pilipino Development Associates, San Jose, CA 1976

IRES (Istituto Ricerche Economico-Sociali del Piemonte), Uguali e diversi. Il mondo culturale, le reti di rapporti, i lavori degli immigrati non europei a Torino, Rosenberg & Sellier, Torino 1991

Isastia A., Ernesto Nathan: un mazziniano inglese tra i democratici pesaresi, FrancoAngeli, Milano 1994

Id. (a cura di), I prigionieri di guerra nella storia d’Italia, Edizioni ANRP, Roma 2003

Isastia A., Scaraffia L., Donne ottimiste: femminismo e associazioni borghesi nell’Otto e Novecento, Il Mulino, Bologna 2002

LYMAN S. M., Chinatown and Little Tokyo: Power, conflict and community among Chinese and Japanese immigrants in America, Associated Faculty, Millwood, NJ 1986

Macioti M. I., La disgregazione di una comunità urbana, Siares, Roma 1988

Id., La solitudine e il coraggio. Donne marocchine nella migrazione, Guerini e Associati, Milano 1998

Martini A., Biografía di una classe operaia. I cartai della Valle del Liri (1824-1954), Bulzoni, Roma 1984

Massa R., Demetrio D. (a cura di), Le vite normali. Una ricerca sulle storie di formazione dei giovani, Unicopli, Milano 1991

MEAD M., Coming of age in Samoa: A psychological study of primitive youth for Western civilization, Mentor, New York 1960

Oddi Baglioni L., Foti R., Ritratti di signore: autorappresentazioni di donne romane di ceto alto tra continuità e mutamento, Guerini, Milano 2004

Passerini L., Torino operaia e fascismo. Una storia orale, Laterza, Roma-Bari 1984

Perrone L., Porte chiuse. Cultura e tradizioni africane attraverso le storie di vita degli immigrati, Liguori, Napoli 1995

Piccioni L., San Lorenzo. Un quartiere operaio durante il fascismo, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1984

Portelli A., Biografia di una città. Storia e racconto: Terni 1831-1985, Torino 1985

Id., L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli, Roma 1999

Id., L’uccisione di Luigi Trastulli. Terni, 17 marzo 1949. La memoria e l’evento, Terni 1999

Possenti I., L’apolide e il paria: lo straniero nella filosofia di Hannah Arendt, Carocci, Roma 2002

RADIN P., The trickster: A study in American Indian mythology, Schocken, New York 1976

Rampazzi M., Le radici del presente. Storia e memoria nel tempo delle giovani donne, FrancoAngeli, Milano 1991

REDFIELD R., Tepoztlan – A Mexican village: A study of folk life, University of Chicago Press, Chicago 1930

Revelli, N., Il mondo dei vinti. Einaudi, Torino 1977

Revelli N., L’anello forte: la donna. Storie di vita contadina, Einaudi, Torino 1985

Spanò A. (a cura di), Progetti di donne: scuola, lavoro e famiglia nei progetti di vita delle giovane donne, Regione Campania, Napoli 1997

Spanò A., La povertà nella società del rischio: percorsi di impoverimento nella tarda modernità e approccio biografico, FrancoAngeli, Milano 1999

Spanò A., Clarizia P. et al. (a cura di), Tra esclusione e inserimento: giovani inoccupati a bassa scolarità e politiche del lavoro a Napoli, FrancoAngeli, Milano 2001

Spitzer L. (a cura di), Lettere di prigionieri di guerra italiani 1915-1918, Boringhieri, Torino 1976

TAYLOR P. S., Mexican labor in the United States (Vols. 1-2), Arno/New York Times, New York 1970

Tedeschi E., Per una sociologia del Millennio. David Lazzaretti: carisma e mutamento sociale, Venezia, Marsilio 1989

VIDICH A. J., BENSMAN J., Small town in mass society: Class, power and religion in a rural community, Princeton University Press, Princeton, NJ 1968

WIRTH L., Il ghetto, Comunità, Milano 1968

WHYTE W. F., Little Italy, Laterza, Roma-Bari 1968



Narrativa

Abelardus P., Storia delle mie disgrazie: lettere d’amore di Abelardo e Eloisa, Garzanti, Milano 1993

Canetti E., Autobiografia in tre volumi. La lingua salvata, Adelphi, Milano 1980

Id., Il frutto del fuoco. Storia di una vita (1921-1931), Adelphi, Milano1995

Id., Il gioco degli occhi. Storia di una vita (1931-1937), Adelphi, Milano 1995

Id., La lingua salvata. Storia di una giovinezza (1905-1921), Adelphi, Milano 1995

Dostoevskij F., Diario di uno scrittore, Sansoni, Firenze 1981

Ferrarotti F., Pane e lavoro! Memorie dell’outsider, Guerini, Milano 2004

Malcom X, Haley A., Autobiografia di Malcom X, Einaudi, Torino 1967

Ongini V. (a cura di), Io sono filippino, Sinnos, Roma 1992

Tabucchi A., Tristano muore, Feltrinelli 2004

Vico G., Autobiografia Poesie Scienza Nuova, Garzanti Milano 1983 (a cura di Pasquale Socio contiene i due volumi dell’autobiografia: Vita di Giambattista Vico scritta da se medesimo (1725-28) e Aggiunta fatta dal Vico alla sua Autobiografia)

Wallraff G., Faccia da turco: un infiltrato speciale nell’inferno degli immigrati, T. Pironti, Napoli 1992

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Perche non:)

Anonimo ha detto...

Mate. Questo blog è sorprendente. Come faccio a far sembrare questo bene?

Anonimo ha detto...

mne k qcx i, xxx. lee l, kkz vlnsfq! uknm k ogj xd.