domenica, aprile 16, 2006

Osvaldo Cammarota 1


I tre grappoli di quesiti posti da Enzo Moretti sono strettamente interconnessi e interdipendenti.
I leader (di ogni colore) sono nudi perché è in crisi il leaderismo. Esso è un modello anacronistico e inefficace per governare la società ”densa e complessa” del nostro tempo.
Man mano che la crisi del leaderismo si manifesta, si scopre sempre più il conservatorismo dei leader e la loro disperata necessità di “potere assoluto”, indispensabile per garantire equilibri nel “mercato” della politica. E’ auspicabile che, almeno i leader del centrosinistra, sviluppino la capacità di rimettersi al servizio delle comunità piuttosto che rimanere in una funzione di servizio per la conservazione di equilibri politici sempre più precari, costosi e inefficaci.
Più delle sorti dei leader (e dei loro vassali, valvassori e valvassini) mi appassiona l’idea di contribuire alla ricerca e alla promozione di una classe dirigente diffusa, capace per meriti e competenze, di rispondere finalmente alla domanda di partecipazione della società al processo di formazione e attuazione delle scelte politiche e amministrative. Una ricerca difficile, se si considera la diaspora di cervelli causata dallo sgretolamento della funzione dei partiti e dalla loro crisi di rappresentanza.
Per ogni ricerca occorre un attrezzo. A me sembra adeguata l’Associazione per il Partito Democratico costituitasi in Lombardia e la scelta di svilupparsi su basi regionali.
Il 7 aprile 39 persone hanno costituito il gruppo promotore dell’Associazione per il Partito Democratico in Campania (vedi documento fondativo e firmatari). Mi sembra un buon laboratorio, un luogo dove è possibile passare dal “dire” al “fare” almeno per dare voce e rappresentanza a quel diffuso popolo di innovatori che nel centrosinistra e nella società italiana, sentono il bisogno di uscire dall’attuale condizione di solitudine ed emarginazione.

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