sabato, giugno 16, 2007

per genio e per cosa

di Andrea Lagomarsini

Dopo un grande sforzo fisico arriva sempre il momento dell’acido lattico. Il tempo necessario allo smaltimento della “stanchezza” dipende dal livello di preparazione ma la sensazione di torpore e congestione è identica per tutti. In questo periodo, quando l’eccitazione adrenalinica dei momenti della prestazione svaniscono lentamente, si tirano le somme dell’accaduto.
Durante la prestazione, sembra che tutto sia perfetto, che tutto si incastri come in un complesso puzzle fatto al primo tentativo.Tutti gli ingranaggi ruotano perfettamente e la prestazione sembra straordinaria, oltrepassi trionfante il traguardo, vinci, ma dopo arriva il momento della riflessione..
Durante la riflessione ci si accorge che l’adrenalina spesso, fa brutti scherzi, l’eccitazione dei momenti tende a smussare angoli, abbreviare vie che sembrano essere molto più semplici da percorrere.
Una innumerevole quantità di Idee che deve essere messa a compimento, è un enorme sforzo fisico.
Ci vantiamo presuntuosamente con il resto del mondo, della nostra intraprendenza, della nostra capacità di gestire le relazioni pubbliche, del genio che ci contraddistingue e che il più delle volte è arte di arrangiarsi. Ma in realtà il genio viene spesso vanificato dalla riflessione. Creiamo delle barriere mentali, ci nascondiamo dietro alle distanze fisiche o semplicemente ci lasciamo trascinare dalla pigrizia nella quotidianità. La determinazione e la tenacia è ciò che più ci manca. Siamo un popolo di sognatori, di inventori ma non sempre riusciamo ad emergere e vincere le nostre gare, perché non concludiamo.
Molliamo prima di raggiungere il traguardo, che avremmo sicuramente oltrepassato per primi, se non ci fossimo lasciati sopraffare dalla paura della stanchezza fisica o dalla percezione che abbiamo di essa.
Il “lavoro” nobilita e libera l’uomo dicevano i miei antenati, per “lavoro”, nella sua accezione più arcaica, intendevano la fatica fisica che si procuravano nei campi o durante una transumanza, nella gara per la sopravvivenza contro la fame e la povertà.
Grazie ai loro sacrifici, per me oggi la fatica è molto più concettuale e la devo cercare sulle piste da sci o coltivando il fazzoletto di terra per hobby. Il significato intrinseco è immutato, la riflessione è necessaria per correggere il tiro, per comprendere cosa si sta sbagliando e migliorarsi.
Un grandissimo pregio è comprendere i propri difetti e cercare di superarli.
Dobbiamo quindi imparare a superarci, per uscire dal grigiore dei momenti di riflessione, rinfrancati , ristabiliti, più sicuri e pronti di prima.
Nella teoria dei sistemi e in controlli automatici questo paradigma viene esplicato con i sistemi in retroazione, che prendono come input anche il loro errore in uscita in modo da migliorarsi continuamente fino al raggiungimento dell’obiettivo.
Un buon allenamento ti permette di creare ed interpolare sempre nuove idee di arricchire la cultura personale condividendo quella altrui.
Che allenamento sarebbe senza una fase di miglioramento e studio delle prestazioni , magari condotta da un prestigioso personal trainer?
Il rischio è grande, perdersi, rinunciare e non terminare e se così fosse mi viene da pensare: tanto genio per cosa?

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